Goma (Congo), 25 ago. (LaPresse/AP) – Quinto giorno di combattimenti tra soldati congolesi affiancati da forze Onu e ribelli M23 vicino Goma, nell’est del Congo. Un portavoce del movimento ribelle, Amani Kabasha, ha riferito ad Associated Press che gli scontri sono ripresi stamattina a circa 15 chilometri dalla città. Il bilancio è di almeno 82 morti, 23 dei quali sono soldati congolesi. A riferirlo ad Associated Press è il dottor Isaac Warwanamisa, il quale spiega di avere contato queste vittime da stamattina presto. Si tratta della cifra più alta dall’inizio delle ostilità, che sono riprese mercoledì dopo uno stop di tre settimane. Il cappellano di un ospedale militare di Goma inoltre, Lea Masika, riferisce che nella sua clinica sono stati portati oggi 59 feriti, che portano a 720 il totale dei feriti attualmente in cura nella struttura.

Ieri le truppe congolesi, sostenute dalle forze Onu, avevano combattuto contro gli M23 per ore. Escludendo oggi, il bilancio dell’ultima settimana è di tre caschi blu feriti e almeno sette civili uccisi in attacchi che prendevano di mira Goma. La missione Onu, sorta a marzo con il mandato di tutelare i civili, ha sparato per la prima volta giovedì sulle postazioni dei ribelli. Le truppe del governo congolese stanno ancora combattendo per prendere il controllo di una collina dalla quale i ribelli M23 prendono di mira Goma e da mercoledì sono riuscite ad avanzare per meno di due chilometri.

Il Congo accusa il vicino Ruanda di aiutare i ribelli, accuse che il governo ruandese respinge. I leader degli M23 guidavano in passato nella regione altri gruppi ribelli, che erano sostenuti dal Ruanda. Del gruppo M23 fanno parte centinaia di soldati congolesi, perlopiù di etnia tutsi, che hanno disertato l’anno scorso dall’esercito regolare dopo avere accusato il governo di avere fallito nell’onorare i termini di un accordo siglato a marzo del 2009.

Lo scorso novembre gli M23 hanno preso per un breve lasso di tempo il controllo di Goma, città di un milione di abitanti, ma si sono poi ritirati a seguito delle pressioni internazionali e in cambio di una promessa di avviare colloqui di pace con il governo. I colloqui si tengono nel vicino Uganda, sono spesso in stallo, e sembra non ci siano stati grandi progressi da marzo. Gli M23 hanno promesso inoltre di combattere contro la brigata di intervento Onu istituita a marzo per proteggere i civili. La brigata è costituita da soldati originari di Tanzania, Sudafrica e Malawi, e va a rafforzare i 17mila caschi blu già presenti in Congo con la missione di peacekeeping nota come Monusco.

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