Washington (Usa), 27 ago. (LaPresse/AP) – L’attacco di mercoledì scorso vicino a Damasco con uso di armi chimiche è una “oscenità morale” e una violazione delle norme internazionali che non può rimanere “senza conseguenze”. Sono le ultime parole che arrivano da Washington sulla situazione siriana che si fa sempre più tesa. A pronunciarle il numero uno della diplomazia Usa, il segretario di Stato John Kerry che in una dichiarazione di pochi minuti ha tracciato un quadro duro sul comportamento del governo di Bashar Assad, lasciando intendere, pur senza dirlo esplicitamente, che l’amministrazione Obama non rimarrà a guardare. Le parole di Kerry sono arrivate ieri sera al termine di una giornata difficile, in cui nel mondo sono rimbalzate posizioni più morbide e attendiste, come quelle Unione europea e Italia, e più dure, come quelle di Regno Unito e Turchia, che invocano un intervento anche senza mandato dell’Onu. Chiaramente contraria a ogni azione la Russia, tra i più stretti alleati di Assad. E proprio ieri, gli ispettori dell’Onu già presenti in Siria per indagare su precedenti episodi sospetti di uso di armi chimiche, hanno potuto far visita a uno dei luoghi del presunto attacco di mercoledì, prelevando campioni che poi analizzeranno. Una missione non senza rischi, visto che il convoglio degli esperti è stato raggiunto da cecchini che non hanno fortunatamente provocato feriti. Intanto nella notte il dipartimento di Stato americano ha deciso di rinviare l’incontro con i diplomatici della Russia che era in programma per questa settimana a L’Aia per organizzare la conferenza internazionale di Ginevra 2 per trovare una soluzione politica alla crisi siriana. Fonti fanno sapere che il meeting è stato rinviato a causa della valutazione in corso in Usa sul presunto utilizzo di armi chimiche in Siria.
KERRY: IMMAGINI VITTIME SONO URLO NEI NOSTRI CONFRONTI. Il significato dell’attacco di mercoledì scorso vicino a Damasco, ha detto Kerry da Washington, ‘va al di là del conflitto siriano, che ha già provocato enormi sofferenze. Si tratta di un uso indiscriminato di armi chimiche’. Il segretario ha quindi fatto riferimento alle fotografie e ai video delle vittime che hanno fatto il giro del mondo: ‘Ho esaminato i filmati, che avrete visto centinaia volte. Sono un urlo nei nostri confronti. Impossibile trovare parole per descrivere le sofferenze, non posso dimenticare le immagini di un uomo che cerca di salvare i figli. Sofferenze umane che non dimenticheremo mai’. Secondo Kerry, invece che aiutare il lavoro dell’Onu, il governo di Assad lo ha ostacolato, senza garantire una ‘risposta immediata’, attaccando ‘l’area in modo indiscriminato e distruggendo le prove’.
KERRY: OBAMA PRENDERA’ DECISIONE ADEGUATA. E mentre le indiscrezioni della stampa britannica ventilavano questa mattina l’ipotesi di un intervento missilistico a giorni, Kerry non ha dato indicazioni su come Washington si muoverà. Il presidente Barack Obama, ha concluso il segretario di Stato, è ‘in contatto con i nostri più stretti alleati, prenderà una decisione adeguata e pensa che debba esserci un senso di responsabilità per coloro che hanno usato queste armi. La situazione è molto seria e serve un’analisi molto seria’.
SPARI DEI CECCHINI SU VEICOLO ONU. Mentre la diplomazia internazionale si muove, oggi in Siria gli ispettori dell’Onu hanno portato avanti il difficile lavoro di verifica sul campo, recandosi a Moadamiyeh, sobborgo a ovest della capitale. Sul percorso però, mentre si trovava nella zona cuscinetto fra il territorio in mano ai ribelli e quello sotto il controllo del governo, il convoglio è stato vittima di spari di cecchini che non hanno provocato feriti ma hanno messo fuori uso un veicolo. Il mezzo, ha spiegato il portavoce delle Nazioni unite Martin Nesirky, è stato ‘deliberatamente raggiunto da diversi spari di cecchini non identificati’ a Damasco. Circa un’ora prima che il team lasciasse l’hotel in cui risiede a Damasco, diversi colpi di mortaio sono caduti a circa 700 metri dall’albergo e tre persone sono rimaste ferite. Un reporter di Associated Press sul posto riferisce che uno dei colpi di mortaio ha raggiunto una moschea, danneggiando un minareto.
RACCOLTI CAMPIONI. La squadra era partita in mattinata dall’hotel a bordo di sette suv. I membri del team indossavano giubbotti antiproiettili. La responsabile Onu per il disarmo, Angela Kane, ha assistito alla partenza, ma non è andata con il gruppo. Dopo l’episodio degli spari, la squadra è riuscita a raggiungere Moadamiyeh dove ha incontrato medici e vittime in un ospedale di fortuna, in cui erano state portate circa 100 persone che hanno ancora sintomi dovuti a un attacco chimico. Come riferisce l’attivista Wassim al-Ahmad, nel centro medico dove sono rimasti tre ore gli esperti hanno raccolto campioni di sangue, capelli e tessuti dalle vittime, prima di far rientro nella capitale siriana. La missione della squadra di esperti è stata possibile grazie a un accordo con il governo siriano. Un’intesa che però gli Usa hanno definito ‘troppo tardiva per essere credibile’. Secondo il segretario agli Esteri britannico, William Hague, è possibile che le prove di un attacco con armi chimiche siano già state distrutte.
STAMPA GB: ATTACCO IMMINENTE. Le voci insistenti secondo cui l’attacco armato sarebbe imminente vengono dai media britannici. Per il Daily Telegraph, che cita fonti del governo di Londra, i colloqui fra il primo ministro David Cameron e i leader internazionali compreso Barack Obama proseguiranno, ma qualsiasi azione militare concordata potrebbe cominciare entro la prossima settimana. Anche il Daily Mail riporta la notizia e riferisce di un colloquio telefonico di 40 minuti che ci sarebbe stato nel fine settimana tra Obama e Cameron, durante cui i due avrebbero discusso del piano. Secondo il quotidiano, i dettagli verranno finalizzati entro 48 ore e i comandanti della Royal Navy nella regione si stanno preparando a partecipare all’attacco, che potrebbe essere lanciato entro 10 giorni. Con molta probabilità si tratterebbe di un attacco con missili Tomahawk lanciati dalle navi.
LONDRA SMENTISCE: NESSUNA DECISIONE. La smentita arriva però da un portavoce di David Cameron, secondo il quale non è stata presa alcuna decisione su un’azione militare in Siria, né è stato fissato alcun programma in merito.
ASSAD: ACCUSE SONO UN INSULTO, ATTACCO USA FALLIREBBE. Questa mattina intanto era tornato a parlare anche il presidente siriano Bashar Assad che, in un’intervista al quotidiano russo Izvestia, ha respinto le accuse sul presunto uso di armi chimiche, definendole ‘un insulto al buon senso’. Attaccare quella zona con armi chimiche, ha sottolineato, sarebbe insensato per il governo dal momento che non c’è una linea del fronte ben definita che delimiti l’area dei ribelli e quella delle forze del regime. Assad ha inoltre avvertito gli Stati Uniti che un eventuale intervento militare finirebbe in un ‘fallimento, come in tutte le precedenti guerre dal Vietnam a oggi’. Una posizione rimarcata anche dal vice ministro degli Esteri di Damasco, Faisal Mikdad, che in un’intervista rilasciata ad Associated Press ha ribadito che la Siria si difenderà e ‘non sarà un bersaglio facile’. Un attacco di questo tipo, ha aggiunto, innescherebbe il ‘caos nel mondo intero’.
IL RAID DI MERCOLEDI’ CON ARMI CHIMICHE. La situazione è diventata sempre più tesa da mercoledì, quando gli attivisti dell’opposizione hanno accusato l’esercito di avere compiuto un attacco con gas tossico a Ghouta, sobborgo a est di Damasco, e hanno fornito bilanci di vittime che oscillano fra 322 morti e 1.300 morti. Anche il bilancio più basso indicherebbe comunque l’attacco chimico con più vittime nei due anni e mezzo di guerra civile. Damasco nega di avere usato armi chimiche, definendo le accuse ‘assolutamente prive di fondamento’.
RUSSIA A USA: ATTACCO AVREBBE CONSEGUENZE GRAVISSIME. Intanto agli Stati Uniti giunge un avvertimento dalla Russia: un attacco militare potrebbe avere ‘conseguenze estremamente pericolose per tutto il Medioriente e il Nord Africa’, ha detto a Kerry il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov durante un colloquio telefonico. Un confronto a distanza c’è stato anche tra Vladimir Putin e Cameron. Il presidente russo ha ribadito il suo punto di vista, ossia che non ci sono prove che le armi chimiche siano state usate in Siria. Se le notizie dell’attacco dovessero essere confermate, ha aggiunto Putin, non ci sarebbe comunque chiarezza sulle responsabilità.
TURCHIA E LONDRA: AZIONE ANCHE SENZA MANDATO ONU. Dalla Turchia e da Londra giunge intanto la disponibilità a dare una risposta anche se non ci dovesse essere accordo in sede Onu. Il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, in un’intervista rilasciata al quotidiano Milliyet, afferma che la Turchia parteciperebbe a qualsiasi azione internazionale contro la Siria anche in assenza di un mandato delle Nazioni unite e aggiunge che ’36 o 37 Paesi’ stanno già discutendo le varie opzioni. Dal Regno Unito, inoltre, il segretario britannico agli Esteri William Hague fa sentire la sua voce dai microfoni della Bbc: Le pressioni diplomatiche sulla Siria non hanno funzionato e una risposta al presunto attacco con armi chimiche è possibile senza ‘la completa unità’ in Consiglio di sicurezza, ha detto. Hague non ha precisato quale azione il Regno Unito sia pronto a intraprendere, ma ha detto che qualsiasi risposta sarebbe ‘in conformità con la legge internazionale’.
ITALIA: CONDANNA TOTALE, MA SERVE RISPOSTA MULTILATERALE. Duro anche il giudizio del governo italiano che, dopo un vertice tra il presidente del Consiglio Enrico Letta, il ministro degli Esteri Emma Bonino, quello della Difesa Mario Mauro e il vicepremier Angelino Alfano, ha espresso una ‘condanna totale’ al comportamento del governo Assad. Tuttavia, fa sapere di auspicare ‘una soluzione in ambito multilaterale’ alla crisi.