Washington (Usa), 27 ago. (LaPresse/AP) – Londra lavora a un piano militare per un possibile attacco in Siria, mentre l’Italia non parteciperà ad azioni militari fuori dal mandato delle Nazioni unite. All’indomani del duro discorso di John Kerry, che ha parlato di uso ‘innegabile’ di armi chimiche, attribuito alle forze di Assad, le posizioni dei diversi Stati cominciano a delinearsi in modo sempre più chiaro. E mentre la stampa americana fa sapere che Obama starebbe pensando a un attacco lampo di massimo due giorni e la Nbc parla di un raid di tre giorni a partire da giovedì, il Pentagono si dice pronto a colpire se Obama lo ordinerà, da Damasco giunge un avvertimento: la Siria si difenderà usando “tutti i mezzi disponibili, abbiamo i mezzi per difenderci e sorprenderemo tutti”. Intanto è stata rimandata di un giorno la seconda visita degli ispettori Onu nei sobborghi di Damasco in cui si è svolto il presunto attacco con armi chimiche di mercoledì 21 agosto; doveva tenersi oggi ma è stata rinviata per ragioni di sicurezza dopo che ieri il convoglio del team è stato raggiunto dagli spari dei cecchini.
REGNO UNITO LAVORA A PANO MILITARE. A chiarire i progetti di Londra è una nota diffusa in mattinata dall’ufficio del premier David Cameron. L’esercito sta delineando un piano per un possibile attacco militare in Siria in risposta all’attacco con armi chimiche avvenuto mercoledì scorso nei sobborghi di Damasco. Il Regno Unito, spiega ancora il comunicato, sta valutando una risposta ‘proporzionata’, con l’obiettivo di scoraggiare il presidente siriano Bashar Assad dal compiere nuovi attacchi chimici in futuro. Il ministero della Difesa ha annunciato intanto che una missione di esercitazione della Royal Air Force è stata rimandata. Nel corso delle manovre, jet da combattimento Typhoon sarebbero stati schierati sull’isola di Cipro.
CAMERON RICHIAMA PARLAMENTO DALLE FERIE PER GIOVEDI’. Visto il rapido evolversi delle decisioni sulla Siria, Cameron ha richiamato intanto il Parlamento dalle ferie estive, convocandolo per giovedì. Cameron ha annunciato che ci saranno una chiara mozione del governo e un voto sulla risposta da parte del Regno Unito. Il premier era sotto pressione da parte dei deputati, che chiedevano che consultasse con urgenza il Parlamento prima di qualsiasi eventuale azione contro Damasco.
OBAMA PENSA AD ATTACCO LAMPO. Quanto agli Stati Uniti, stando al Washington Post l’ipotesi che Obama sta valutando è di un intervento militare che sia limitato per scopo e durata. Si tratterebbe di un attacco di massimo due giorni, probabilmente con missili da crociera lanciati dal mare, concepito soltanto come punizione per l’utilizzo di armi chimiche e dovrebbe fare da deterrente, mentre gli Usa si terrebbero fuori da un profondo coinvolgimento nella guerra civile del Paese. Quello che è sicuramente escluso, invece, come è chiaro da giorni, è l’invio di truppe di terra in Siria. E inoltre secondo una fonte ufficiale gli Usa non stanno prendendo in considerazione l’ipotesi di istituire una no-fly zone. La Nbc parla di un attacco di tre giorni a partire da giovedì che serva più che altro a inviare un messaggio a Damasco.
La marina statunitense ha quattro navi da guerra nel Mediterraneo orientale capaci di colpire la Siria e gli Usa hanno anche aerei da guerra nella regione. I missili da crociera mirerebbero a colpire, probabilmente con raid notturni, obiettivi legati alla capacità del regime di lanciare attacchi chimici: questo significa che verrebbero presi di mira centri di comando e controllo, radar, strutture per le comunicazioni e altri quartier generali dell’esercito. Meno probabili invece attacchi a siti dove si trovano le armi chimiche, a causa del rischio del rilascio di gas tossici.
Non è chiaro se Obama intenda aspettare un mandato Onu e chiedere un confronto con il Congresso prima dell’eventuale uso della forza. In un’intervista rilasciata alla Cnn venerdì 23 agosto, l’inquilino della Casa Bianca aveva affermato che ‘se gli Stati Uniti intevenissero e attaccassero un altro Paese senza un mandato delle Nazioni unite e senza chiare prove che possano essere presentate, allora sorgerebbero questioni in termini di diritto internazionale’, sottolineando che gli Usa non avrebbero agito da soli. Tuttavia è altamente probabile che in Consiglio di sicurezza sia la Russia, sia la Cina bloccherebbero qualsiasi intervento.
HOLLANDE: PRONTI A PUNIRE CHI UCCIDE INNOCENTI. Sulla linea di Usa e Regno Unito anche la Francia, per cui oggi è intevenuto il presidetne François Hollande. “La nostra responsabilità – ha detto – consiste nel trovare la risposta più appropriata agli atti esecrabili” del governo siriano e “il massacro chimico di Damasco non può restare impunito, senza una risposta. La Francia è pronta a punire chi ha causato morti innocenti”. Il numero uno dell’Eliseo ha fatto poi sapere di aver deciso “di accrescere il sostegno militare alla coalizione di opposizione siriana” e di aver convocato per domani “il Gabinetto di difesa”.
BONINO: ITALIA NON INTERVERRA’ SENZA AVALLO ONU. A questo proposito invece la posizione dell’Italia è molto chiara: ‘L’Italia non prenderebbe attivamente parte ad azioni militari attuate al di fuori del mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu, che per noi permane unico punto di riferimento del quadro di riferimento giuridico’, ha detto il ministro degli Esteri, Emma Bonino, nel corso dell’audizione sulla Siria davanti alle commissioni Affari esteri congiunte di Senato e Camera. ‘Senza l’avallo del Consiglio di sicurezza non parteciperemo a operazioni militari’, ha ribadito Bonino. Tra le ipotesi alternative da proporre come soluzione al conflitto siriano, la titolare della Farnesina ha citato anche la possibilità del deferimento dei responsabili dei crimini in Siria davanti alla Corte penale internazionale dell’Aia.
Quanto alle responsabilità dell’uso di armi chimiche, Bonino ha affermato che ‘gli elementi indiziari che abbiamo puntano al rafforzamento dell’ipotesi che siano state le forze armate siriane a fare uso di armi chimiche, in particolare gas sarin’. Gli elementi, ha spiegato il ministro, derivano da informazioni di intelligence americane e di altri Paesi europei, oltre che da rapporti indipendenti di operatori sanitari.
SIRIA: ACCUSE FALSE, CI DIFENDEREMO CON OGNI MEZZO. Da Damasco arrivano intanto degli avvertimenti. La Siria si difenderà usando ‘tutti i mezzi disponibili’ in caso di un attacco da parte degli Stati Uniti e ‘abbiamo i mezzi per difenderci e sorprenderemo tutti’, ha detto in conferenza stampa il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Moallem, il quale ha bollato come ‘categoricamente false’ le accuse degli Usa al regime, ritenuto responsabile dell’attacco con armi chimiche del 21 agosto. Gli Stati Uniti, ha detto al-Moallem, ‘hanno alle spalle una storia di bugie’ come nel caso delle false accuse diffuse prima dell’invasione dell’Iraq del 2003, quando Washington disse che Baghdad possedeva armi di distruzione di massa.
E anche Assad torna a fare sentire la sua voce. Se gli Stati Uniti attaccheranno la Siria affronteranno ‘quello con cui si sono confrontati in ogni guerra fin dal Vietnam: il fallimento’, ha detto in un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa di Stato siriana Sana e pubblicata oggi. Già ieri, in un’intervista al quotidiano russo Izvestia, Assad aveva avvertito Washington dicendo che un eventuale intervento militare finirebbe in un ‘fallimento, come in tutte le precedenti guerre dal Vietnam a oggi’.
HAGEL: FORZE USA PRONTE AD ATTACCARE SE OBAMA LO ORDINA. Il Pentagono intanto fa sapere di essere pronto. Le forze degli Stati Uniti sono ora pronte ad agire a qualsiasi eventuale ordine del presidente Barack Obama di colpire la Siria, ha detto il segretario Usa alla Difesa, Chuck Hagel, in un’intervista rilasciata a Bbc television durante la sua visita in Brunei. Obama aveva chiesto al Pentagono di preparare ‘tutte le opzioni per tutte le possibilità’ e ‘noi lo abbiamo fatto’, ha detto Hagel. ‘Siamo pronti, abbiamo spostato le risorse sul posto in modo da essere in grado di soddisfare e rispettare qualsiasi opzione il presidente desideri intraprendere’, ha aggiunto.
RIMANDATA SECONDA VISITA ISPETTORI ONU. Dopo l’avvio di ieri dei sopralluoghi da parte degli ispettori Onu in Siria, però, la seconda visita nei luoghi del presunto attacco chimico che era prevista per oggi è stata rimandata di un giorno. L’Onu fa sapere che la decisione è stata presa allo scopo di migliorare la preparazione e la sicurezza degli esperti, dopo che ieri cecchini hanno aperto il fuoco sul loro convoglio. Diversa invece la versione fornita dal ministro degli Esteri siriano, che ha indicato come causa del rinvio alcune dispute fra gruppi ribelli che non sarebbero riusciti a raggiungere un accordo per garantire la sicurezza del team. Oggi gli ispettori si sarebbero dovuti recare nei sobborghi di Zamalka ed Ein Tarma.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata