Washington (Usa), 27 ago. (LaPresse/AP) – Dopo le dure dichiarazioni di ieri sera da parte del segretario di Stato americano John Kerry sulla Siria, gli Stati Uniti continuano a valutare le opzioni per rispondere al presunto attacco con armi chimiche di mercoledì 21 agosto a est di Damasco. Washington parla di “innegabile” uso di armi chimiche e attribuisce la responsabilità alle forze di Bashar Assad, definendo l’attacco una “oscenità morale” che sciocca la coscienza del mondo. Gli Usa, come diversi altri Paesi, non escludono un intervento militare. Quali sono le possibilità che si delineano?
– ATTACCO LAMPO. Secondo il Washington Post, che cita fonti dell’amministrazione Obama, Barack Obama starebbe valutando l’ipotesi di un intervento militare non più lungo di due giorni. L’attacco sarebbe dunque concepito soltanto come punizione per l’utilizzo di armi chimiche e dovrebbe fare da deterrente, mentre gli Usa si terrebbero fuori da un coinvolgimento più profondo nella guerra civile del Paese.
– NIENTE TRUPPE DI TERRA NE’ NO FLY ZONE. Quello che è sicuramente escluso è l’invio di truppe di terra in Siria. Secondo una fonte ufficiale, inoltre, gli Usa non stanno prendendo in considerazione l’ipotesi di istituire una no-fly zone.
– ATTACCHI CON MISSILI TOMAHAWK. Sabato fonti hanno fatto sapere che la marina Usa ha inviato nel Mediterraneo orientale una quarta nave da guerra armata con missili balistici, seppur senza ordini immediati che prevedano alcun lancio di missili contro la Siria. L’azione militare più probabile sarebbe appunto un attacco con missili Tomahawk da una nave nel Mediterraneo.
– SITI MILITARI SAREBBERO OBIETTIVI DEI MISSILI. I missili da crociera mirerebbero a colpire obiettivi legati alla capacità del regime di lanciare attacchi chimici: questo significa che verrebbero presi di mira centri di comando e controllo, radar, strutture per le comunicazioni e altri quartier generali dell’esercito. Meno probabili invece attacchi a siti dove si trovano le armi chimiche, a causa del rischio del rilascio di gas tossici.
– PROBABILI RAID DI NOTTE. Secondo fonti ufficiali Usa, gli attacchi di precisione contro siti militari chiave verrebbero condotti probabilmente di notte.
– ATTACCO NON DURANTE VISITA ISPETTORI ONU. È improbabile che gli Stati Uniti lancino un attacco contro la Siria mentre gli ispettori delle Nazioni unite sono ancora nel Paese. L’amministrazione Usa potrebbe anche cercare di stabilire la tempistica basandosi sui programmi di viaggio di Obama in modo da evitare che il comandante in capo sia all’estero quando si lancia un attacco militare. Obama la prossima settimana ha degli incontri fissati in Svezia e Russia.
– INCERTEZZA SU SOSTEGNO ONU. Non è chiaro se Obama intenda aspettare un mandato Onu e chiedere un confronto con il Congresso prima dell’eventuale uso della forza. In un’intervista rilasciata alla Cnn venerdì 23 agosto, l’inquilino della Casa Bianca aveva affermato che “se gli Stati Uniti intevenissero e attaccassero un altro Paese senza un mandato delle Nazioni unite e senza chiare prove che possano essere presentate, allora sorgerebbero questioni in termini di diritto internazionale”, sottolineando che gli Usa non avrebbero agito da soli. Tuttavia è altamente probabile che in Consiglio di sicurezza sia la Russia, sia la Cina bloccherebbero qualsiasi intervento.
– COSA SI ASPETTA PER LA DECISIONE. Sempre secondo il Washington Post, negli Stati Uniti il via libera all’operazione dipende da tre fattori: il completamento della valutazione dell’intelligence sulla colpevolezza del governo siriano nel presunto attacco con armi chimiche di mercoledì 21 agosto a est di Damasco; le consultazioni in corso con gli alleati e con il Congresso; e infine la determinazione di una giustificazione legale in base al diritto internazionale.
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