Baghdad (Iraq), 27 ago. (LaPresse/AP) – La Siria potrebbe essere “sull’orlo dell’abisso”, mentre il numero dei rifugiati fuggiti dalla guerra civile è vicino ai 2 milioni. Lo ha detto l’Alto commissario delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), Antonio Guterres, in un’intervista rilasciata ad Associated Press a Baghdad, durante la quale ha chiesto ai Paesi vicini di mantenere aperti i propri confini per permettere ai civili di scappare dalla guerra in corso. La visita di Gutteres in Iraq sottolinea come anche questo Paese sia diventato un luogo in cui i siriani cercano rifugio dal conflitto.

“Sta diventando – ha affermato Guterres – una minaccia globale. Considerando la recente escalation del conflitto, la Siria potrebbe essere sull’orlo dell’abisso e ovviamente dobbiamo essere pronti per una escalation”. L’Alto commissario, accompagnato a Baghdad dalla direttrice del Programma alimentare mondiale (Wfp), Ertharin Cousin, ha chiesto ai donatori internazionali di offrire ulteriori aiuti per i profughi. La capacità delle organizzazioni umanitarie di rispondere alle necessità dei rifugiati, ha detto Cousin, diminuirà se il conflitto in Siria si trascinerà più a lungo. “Tutti – ha aggiunto – sono preoccupati dalla possibilità che questo diventi qualcosa di più di un conflitto nei confini della Siria”.

Solo dal 15 agosto i siriani entrati nelle regioni curde del nord sono 44mila. Gli operatori umanitari hanno descritto il flusso come il più massiccio dall’inizio della rivolta contro il presidente Bashar Assad. Gli ultimi arrivi hanno fatto salire il numero di rifugiati siriani in Iraq a circa 200mila, il 97% dei quali è ospitato nella regione curda. Secondo i dati dell’Onu, oltre 40mila rifugiati vivono nel sovraffollato campo di Domiz, mentre altri accampamenti sono situati in varie regioni del Kurdistan iracheno. Inoltre, molti profughi sono stati accolti da amici o familiari, oppure si sono rifugiati in scuole e moschee.

“Il governo regionale – ha proseguito Guterres – ha dimostrato una notevole capacità di reagire. Ma non ci illudiamo: l’Iraq ha abbastanza problemi senza questo. Quindi la solidarietà internazionale è fondamentale se vogliamo che i confini restino aperti”. Oltre al sostegno offerto dal governo della regione semiautonoma curda, ha riferito Guterres, le autorità centrali di Baghdad hanno promesso 10 milioni di dollari in aiuti. La regione curda è considerata molto più sicura e fiorente delle altre parti dell’Iraq, scosso negli ultimi mesi dalla più grave ondata di violenze dal 2008. Il Kurdistan dispone di una propria forza armata, nota come peshmerga. Il presidente della regione, Massoud Barzani, aveva promesso nelle scorse settimane di difendere la popolazione curda in Siria dai ribelli legati ad al-Qaeda, ma non ci sono indizi che il governo regionale intenda inviare combattenti dall’altra parte del confine. Una simile mossa complicherebbe ulteriormente le relazioni con il governo centrale di Baghdad e susciterebbe la rabbia della Turchia. Sono più di 25 milioni i curdi che vivono in Turchia, Iran, Siria e Iraq.

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