Damasco (Siria), 28 ago. (LaPresse/AP) – Mentre Usa, Regno Unito e Francia accelerano sull’intervento armato in Siria, l’Italia ribadisce la sua posizione legata alle decisioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu e fa un passo in più. Anche con un eventuale e improbabile via libera delle Nazioni unite, che implicherebbe un accordo tra Washington e Mosca in Consiglio, l’appoggio dell’Italia a un’azione “non è automatico”. A dirlo questa mattina, ai microfoni di Radio Anch’io, è stata la ministra degli Esteri Emma Bonino. Una posizione ben diversa da quella di alcuni alleati europei che, come confermato ieri dal presidente francese François Hollande, sono pronti a “punire” chi ha usato armi chimiche. E mentre questa mattina gli esperti delle Nazioni unite hanno iniziato la seconda visita sui siti del presunto raid con agenti tossici, da Ginevra l’inviato speciale dell’Onu Lakhdar Brahimi afferma che le prove raccolte indicano l’uso di “sostanze” chimiche. Intanto, in serata il Regno Unito ha presentato al Consiglio di sicurezza dell’Onu una bozza di risoluzione di condanna, su cui però non è stato trovato un accordo.

BONINO: SOLO ONU PUO’ ASSUMERSI RESPONSABILITA’ ATTACCO. Nell’ennesimo intervento sulla questione siriana, Bonino ha ribadito la posizione del governo italiano: “L’ultimo attacco, che si aggiunge a una catena di episodi efferati, implica una condanna senza mezzi termini. Ma vista la situazione di estrema complessità della regione”, dove l’Italia è “così impegnata”, ha spiegato ricordando gli impegni in Afghanistan, Libia e nel Sinai, “riteniamo che solo il Consiglio di sicurezza dell’Onu possa e debba assumersi la responsabilità di un intervento militare”. Anche nel caso arrivasse la luce verde, ha sottolineato la titolare della Farnesina, l’appoggio dell’Italia non è comunque automatico e “si tratterebbe di uno scenario giuridicamente diverso”. In ogni caso, ha poi ribadito intervistata da RaiNews24, “non credo che esistano soluzioni militari alla questione siriana” e il governo italiano insiste “su una soluzione diplomatica. Questa è l’unica strada da seguire”.

BRAHIMI: PROVE INDICANO USO AGENTI TOSSICI. Parlando con i giornalisti questa mattina a Ginevra, l’inviato dell’Onu Brahimi per la Siria ha dato la prima indicazione secondo cui ci sarebbe un riscontro dell’uso di armi chimiche. Senza fornire dettagli ha detto: “Sembra che qualche tipo di sostanza sia stata usata”. Tuttavia ha aggiunto: “La legge internazionale dice che qualsiasi azione militare guidata dagli Usa deve essere presa dopo” un accordo tra i 15 membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. Sicuro dell’uso di questi materiali si era detto ieri sera il vice presidente statunitense Joe Biden. Il governo di Damasco, ha affermato, è l’unico attore della guerra civile che possiede e può usare questo tipo di armamenti e ha inoltre impedito agli ispettori dell’Onu di recarsi sul posto del raid che ha bombardato per giorni.

SECONDA ISPEZIONE ESPERTI ONU. Questa mattina, gli ispettori dell’Onu hanno lasciato l’hotel di Damasco per tenere la seconda visita, dopo quella di lunedì, ai luoghi del presunto raid. Un fotografo di Associated Press ha visto gli ispettori lasciare l’albergo su un convoglio di auto. Secondo due attivisti locali, si sarebbero diretti nel sobborgo di Ghouta. Ieri la seconda visita era stata rinviata per permettere all’Onu di migliorare la preparazione e la sicurezza degli esperti, dopo che lunedì dei cecchini hanno aperto il fuoco sul loro convoglio. Nella prima ispezione, nel sobborgo di Moadamiyeh, la squadra ha raccolto campioni di sangue, tessuti e capelli, e ha intervistato i testimoni. Ieri una portavoce dell’Onu, Alessandra Vellucci, ha fatto sapere che il team potrebbe avere bisogno di più tempo rispetto ai 14 giorni previsti per completare il suo lavoro.

REGNO UNITO PRESENTA RISOLUZIONE ALL’ONU. Londra ha presentato una bozza di risoluzione al Consiglio di sicurezza dell’Onu che condannasse “l’attacco con armi chimiche da parte di Assad” e autorizzasse “le misure necessarie a proteggere i civili”. Niente accordo però, anche per l’opposizione della Russia.

IPOTESI ATTACCO. Cameron ieri ha delineato i piani di Londra, spiegando di avere al vaglio una risposta “proporzionata”, con l’obiettivo di scoraggiare Assad dal compiere nuovi attacchi chimici in futuro. Per l’occasione il Parlamento britannico è stato richiamato dalle ferie e domani terrà una sessione di emergenza sul tema. Il ministero della Difesa ha annunciato intanto che una missione di esercitazione della Royal Air Force è stata rimandata. Nel corso delle manovre, jet da combattimento Typhoon sarebbero stati schierati sull’isola di Cipro. La stampa americana avanza come ipotesi più accreditata quella di un attacco lampo di pochi giorni, mentre la Nbc si spinge a ipotizzare un raid già domani per un totale di tre giorni.
PENTAGONO: ASPETTIAMO OBAMA, PRONTI A INTERVENIRE. Su questo l’amministrazione Obama non si è ancora espressa esplicitamente, ma ieri il segretario alla Difesa Chuck Hagel, intervistato da Bbc television, ha fatto sapere che il Pentagono è pronto ad agire su qualsiasi eventuale ordine del presidente. Obama aveva chiesto al Pentagono di preparare “tutte le opzioni per tutte le possibilità” e “noi lo abbiamo fatto”, ha detto Hagel. “Siamo pronti, abbiamo spostato le risorse sul posto in modo da essere in grado di soddisfare e rispettare qualsiasi opzione il presidente desideri intraprendere”, ha aggiunto.
ANALISTA: ATTACCO IN TRE FASI, LA PRIMA GIA’ IN CORSO. Secondo Charles Heyman, ex ufficiale britannico, l’intervento in Siria potrebbe svolgersi in tre fasi e il primo passo, ossia circondare la Siria con mezzi militari occidentali via aria e mare, è già in corso. “La fase due – spiega Heyman – sarebbe un attacco punitivo, per colpire il comando di alto livello, obiettivi di controllo e centri di comunicazione. Questo potrebbe avvenire semplicemente con missili Cruiser da navi e aerei. La fase tre sarebbe un massiccio abbattimento delle difese aeree siriane, che dovrebbe essere compiuto prima di poter distruggere artiglieria e veicoli corazzati. Questa sarebbe la chiave di un successo a lungo termine”. Secondo Heyman, la mancanza di una risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu che autorizzi l’uso della forza complica però molto la questione per l’Occidente. Sarà difficile, secondo l’analista, che Cameron ottenga il sostegno parlamentare giovedì.
IL RAID DI MERCOLEDI’ CON ARMI CHIMICHE. La situazione è diventata sempre più tesa da mercoledì scorso, quando gli attivisti dell’opposizione hanno accusato l’esercito di avere compiuto un attacco con gas tossico a Ghouta, sobborgo a est di Damasco, e hanno fornito bilanci di vittime che oscillano fra 322 morti e 1.300 morti. Anche il bilancio più basso indicherebbe comunque l’attacco chimico con più vittime nei due anni e mezzo di guerra civile. Damasco nega di avere usato armi chimiche, definendo le accuse “assolutamente prive di fondamento”.

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