Washington (Usa), 28 ago. (LaPresse/AP) – ‘I Have a Dream’. Era il 28 agosto 1963 quando Martin Luther King pronunciò queste parole nello storico discorso in occasione della marcia per il lavoro e la libertà che radunò a Washington oltre 250mila persone. Un messaggio di speranza e lotta per un mondo migliore e privo di diseguaglianze. Meno di cinque anni dopo il reverendo fu ucciso, ma il suo messaggio ha continuato a vivere nelle generazioni. E oggi, a 50 anni da quel giorno, uno dei momenti più importanti dell’ultimo secolo di storia statunitense, l’America lo ricorda e lo celebra con un evento a cui hanno preso parte stelle dello spettacolo, come Oprah Winfrey, Jamie Foxx e Forest Whitaker, ma anche il presidente Barack Obama e i suoi predecessori democratici Jimmy Carter e Bill Clinton. Presenti anche la famiglia del reverendo e il deputato John Lewis, che parlò in prima persona alla marcia del 1963.

LE CELEBRAZIONI. Dopo il raduno di sabato scorso, con una marcia presso il National Mall della capitale, oggi si è tenuta la cerimonia al Lincoln Memorial. Alle 15 ora locale, le 21 in Italia, ora esatta in cui Martin Luther King tenne il suo discorso, le campane delle chiese e dei monumenti di tutto il mondo hanno risunato e poco dopo è iniziato il discorso di Obama. Le celebrazioni non si sono concentrate solo a Washington, ma in tutti gli Usa, fino all’Alaska, dove i partecipanti hanno annunciato che avrebbero fatto risuonare anche i campanacci delle mucche. Così come in altre parti del mondo: a Trafalgar Square a Londra, ma anche in Giappone, Svizzera, Nepal e Liberia. Il sindaco di Londra Boris Johnson ha affermato a proposito che il discorso di King continua a risuonare in tutto il mondo e a ispirare le persone.

LASCIATE RISUONARE LA LIBERTA’. Fu proprio il revederendo quel giorno a chiedere di lasciare “risuonare” la libertà. Così concluse il suo intervento nel 1963: “Lasciate risuonare la libertà da ogni collina e montagna del Mississippi, da ogni lato della montagna lasciate risuonare la libertà. E quando questo accadrà, e quando lasceremo risuonare la libertà, quando la lasceremo risuonare da ogni villaggio e da ogni casale, da ogni Stato e da ogni città, saremo capaci di anticipare il giorno in cui tutti i figli di Dio, uomo negro e bianco, ebreo e cristiano, protestante e cattolico, riusciranno a unire le mani e cantare le parole del vecchio spiritual nero: Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo finalmente liberi”.

OBAMA: MARCIA CAMBIO’ AMERICA. “Grazie a quella marcia l’America è cambiata ed è stata resa migliore. È stata approvata la legge sui diritti civili, spalancando le porte all’istruzione e al futuro dei loro figli, in un futuro luminoso. Grazie a loro sono cambiati i legislatori, il Congresso, e alla fine anche la Casa Bianca è cambiata”, ha detto Obama, riferendosi alla sua elezione a primo presidente nero degli Usa. “Perché ci fu quella marcia, l’America è diventata piu libera e più giusta non solo per gli afroamericani ma per le donne, gli asiatici, gli omosessuali, i latini, i disabili (…)”, ha detto, aggiungendo: “L’America è cambiata per voi e per me, e tutto il mondo ha poi preso esempio”, ha aggiunto Obama, citando tra l’altro come esempi “i giovani che ci guardavano da oltre la cortina di ferro e che alla fine hanno abbattuto il muro, o quelli del Sudafrica che hanno abbattuto la piaga dell’apartheid”.

OBAMA: NO COMPIACIMENTO, OBIETTIVI VALIDI ANCORA OGGI. Obama ha messo in guardia: “Per assicurare le conquiste fatte dal Paese (dopo la marcia del 1963, ndr) serve vigilanza continua, non serve la compiacenza. Bisogna ostacolare chi mette nuove barriere al voto, e fare in modo che la giustizia sia uguale per tutti. Ci vuole vigilanza. Soffriremo passi falsi ma li supereremo. Questo Paese è cambiato tanto, le persone di buona volonta indipendentemente dai partiti sono tante e possono cambiare il corso della storia”. Ha inoltre detto che l’obiettivo di Martin Luther non era solo degli afroamericani, ma di tutti, e “ricordare questo anniversario deve ricordare che la misura del progresso per chi marciò 50 anni fa era se questo Paese avrebbe consentito a tutti di entrare nella classe media, non era aprire le porte delle opportunità di pochi, ma di tanti. Un obiettivo che ancora oggi non sarà facile”.

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