New York (New York, Usa), 26 set. (LaPresse/AP) – È stata un’accoglienza da star quella riservata dall’Assemblea generale delle Nazioni unite al presidente palestinese Mahmoud Abbas, a meno di un anno dal riconoscimento della Palestina come Paese osservatore non membro dell’Onu. Salutato da un lungo applauso della platea, da cui però mancavano i rappresentanti israeliani, il numero uno dell’Anp ha tenuto un lungo discorso centrato sull’esigenza di andare avanti con i negoziati di pace. Tuttavia, Abbas ha anche sottolineato la necessità di vigilare sul comportamento di Israele che continua da anni a condurre una politica di insediamenti illegale nei territori palestinesi.
I negoziati in corso, ha affermato, “richiedono che la comunità internazionale” lavori per arrivare a un “accordo permanente di pace”, ma anche che la “comunità internazionale sia vigile, condanni ogni azione sul terreno che mini i negoziati”, come la continua “costruzione di insediamenti”. Il governo palestinese, ha comunque garantito Abbas, continuerà i colloqui con Israele “insistendo sul successo” e con l’obiettivo di raggiungere un accordo di pace nel giro di nove mesi. Un accordo che, a detta del presidente palestinese, non può essere transitorio. “Il nostro obiettivo – ha dichiarato – è raggiungere un accordo permanente e comprensivo e un trattato di pace tra lo stato di Palestina e Israele che risolva tutti i temi in sospeso e risponda a tutte le questioni, che ci permetta di dichiarare ufficialmente la fine del conflitto”.
“Il round di negoziati in corso sembra essere l’ultima chance di realizzare una pace giusta”, ha proseguito ancora Abbas che poi ha aggiunto: “Pensare semplicemente alle conseguenze catastrofiche e spaventose di un fallimento deve costringere la comunità internazionale a intensificare gli sforzi per cogliere questa opportunità”. Fin dall’inizio dell’anno, ha però ricordato, Israele ha continuato la costruzione di migliaia di unità abitative negli insediamenti e ha aperto gare d’appalto per migliaia di altre in territorio palestinese. Inoltre, da gennaio, “sono stati perpetrati da parte dei coloni 708 attacchi terroristici contro le nostre moschee e le chiese, e contro gli alberi di ulivi, terreni agricoli e case di proprietà palestinese”.
Il presidente palestinese si è poi detto fiducioso sul fatto che anche il popolo israeliano voglia la pace e sostenga in maggioranza la soluzione a due Stati. “Ci è richiesto – ha proseguito – di ascoltare la lezione della storia, abbandonare la mentalità della forza e dell’occupazione, riconoscere i diritti degli altri, e trattare a condizioni di parità per fare la pace. Ci è richiesto di smettere di fare affidamento su pretesti e ossessioni di sicurezza per consacrare l’occupazione e smettere di escogitare esigenze che spingono il conflitto dal suo terreno politico all’abisso del conflitto religioso in una regione gravata da tali sensibilità, materia che rifiutiamo categoricamente”. Abbas ha quindi concluso il discorso affermando che il suo sogno è vedere “una pace giusta” in modo che questa generazione possa trasmettere ai propri figli e nipoti la “bandiera di uno Stato indipendente di Palestina”.
All’apertura e alla chiusura del discorso, Abbas è stato ampiamente applaudito dai colleghi. Il portavoce delle Nazioni unite Martin Nesirky ha spiegato che l’ufficio degli Affari legali dell’Onu ha controllato se Abbas potesse utilizzare la sedia dei capi di Stato vicino al podio dell’Assemblea generale e ha deciso che, come rappresentante di uno Stato osservatore non membro, avesse il diritto di farlo.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata