New York (New York, Usa), 28 set. (LaPresse/AP) – A margine dell’Assemblea generale delle Nazioni unite si incontreranno domani i primi ministri di India e Pakistan, Manmohan Singh e Nawaz Sharif. Si tratta del primo faccia a faccia dall’elezione di Sharif che ha definito l’incontro come una possibilità per un “nuovo inizio”. Tuttavia, il collega Singh ha allentato le aspettative, puntando l’attenzione sui continui attacchi militanti nel regione contestata del Kashmir. Parlando ieri alla Casa Bianca, in un incontro con Barack Obama, il premier indiano ha affermato che “l’epicentro del terrore rimane concentrato in Pakistan”.
Mai come oggi i due Paesi rivali hanno bisogno di una speranza di pace. India e Pakistan sono ai ferri corti da quando il Regno Unito ha concesso l’indipendenza nel 1947, ma l’imminente ritiro militare statunitense dall’Afghanistan aggiunge nuove incertezze a una regione sempre più minacciata dalla militanza islamica. “È tempo che si incontrino”, commenta alla vigilia del confronto Karl Inderfurth, ex alto diplomatico statunitense per l’Asia meridionale, ora membro del Centro di studi strategici e internazionali tank di Washington. “Per Sharif – aggiunge lo studioso – è la prima chance come premier di tendere la mano alla controparte indiana e forse per Singh è l’ultima chance di fare ciò che più volte ha detto di volere, ossia aprire una nuova stagione di relazioni con il Pakistan”. Singh lascerà l’incarico il prossimo anno, mentre il suo collega pakistano è stato eletto a maggio.
Sharif era al potere quando il Pakistan testò per la prima volta la bomba nucleare nel 1998, ma ha anche presieduto uno dei momenti più positivi nelle relazioni con l’India degli ultimi anni. Nel febbraio 1999 ospitò infatti l’allora prima ministro Atal Vajpayee per un summit a Lahore, dove i due firmarono una dichiarazione volta a evitare il conflitto nucleare e ad aprire il servizio di bus trasfrontaliero. Tre mesi dopo quell’impeto di pace si ruppe, quando alcuni militari pakistani si infiltrarono nell’area del Kashmir nota come Kargil, scatenendo scontri che provocarono centinaia di morti da entrambi le parti e fecero temere il conflitto nucleare. Sharif, che allora disse che l’esercito aveva agito a sua insaputa, fu rovesciato da un colpo di Stato cinque mesi dopo. Ora, tornato al potere, è particolarmente desideroso di aumentare i commerci trasfrontalieri, anche per far ripartire l’economia.
“Pakistan e India – ha detto ieri il capo del governo di Islamabad parlando all’Assemblea generale – possono prosperare insieme e l’intera regione beneficerebbe delle nostra cooperazione”. Tuttavia, Singh ha già fatto sapere che le relazioni possono migliorare solo una volta che il Pakistan avrà sconfitto i militanti accusati di aver condotto attacchi in India. Una questione annosa, che si è intensificata dopo gli attentati di Mumbai del 2008, in cui morirono 164 persone. Una nuova recente ondata di violenza in Kashmir ha peggiorato la situazione. Giovedì sospetti ribelli separatisti hanno ucciso 10 membri delle forze di sicurezza indiane nella zona controllata dall’India. Un attacco che, secondo le autorità, puntava proprio a far saltare l’incontro di New York tra Singh e Sharif.