Mosca (Russia), 3 ott. (LaPresse/AP) – Sono stati accusati formalmente di pirateria in Russia tutti e 30 gli attivisti di Greenpeace fermati lo scorso 19 settembre a bordo della nave Arctic Sunrise nell’Artico a seguito della protesta contro una piattaforma petrolifera offshore di Gazprom. Fra gli incriminati c’è anche l’italiano Cristian D’Alessandro. A riferirlo è la stessa organizzazione ambientalista, che fa sapere anche di avere già presentato ricorso per tutti e 30 i casi. Fervono gli sforzi diplomatici per risolvere la situazione e sul caso si è pronunciato anche il ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino, che ha detto di auspicare una rapida risoluzione.

ANCHE D’ALESSANDRO INCRIMINATO PER PIRATERIA, RISCHIA 15 ANNI. Il Comitato investigativo russo conferma in una nota la notizia dell’incriminazione per pirateria, spiegando che oggi sono stati incriminati per pirateria 16 dei membri dell’equipaggio della Arctic Sunrise, mentre gli altri 14 attivisti erano già stati accusati formalmente ieri. Il reato di pirateria in Russia è punibile con una pena massima di 15 anni di prigione. Greenpeace definisce le accuse assurde.

LA PROTESTA DI GREENPEACE E IL BLITZ CON GLI ARRESTI. La vicenda è cominciata lo scorso 18 settembre, quando due membri del gruppo di Greenpeace hanno provato a salire sulla piattaforma di Gazprom per attirare l’attenzione sui rischi ambientali delle trivellazioni dell’Artico. Il giorno stesso i due sono stati fermati dalla guardia costiera russa. Il giorno dopo, il 19 settembre, secondo quanto riferisce Greenpeace, gli agenti della guardia costiera hanno fatto irruzione sulla Arctic Sunrise e usando anche la violenza hanno fermato 30 persone. Nel computo sono inclusi i due già fermati il giorno prima e il capitano della nave, Peter Wilcox, che è lo stesso che guidava la nave di Greenpeace Rainbow Warrior attaccata da agenti dei servizi segreti francesi nel 1985, quando ci fu un morto. Il capitano si è rifiutato di mettere in moto l’imbarcazione e la guardia costiera russa ha dunque trascinato l’Arctic Sunrise fino al porto di Murmansk, dove ora tutti i 30 di Greenpeace sono in stato di detenzione. Fra i 30 ci sono anche un giornalista e un fotografo freelance russo. La piattaforma di Gazprom contro la quale protestavano gli attivisti è la prima offshore nell’Artico ed è stata installata nell’ampio campo petrolifero Prirazlomnoye nel mar di Pecora nel 2011, ma il lancio è stato ritardato a causa di problemi tecnologici. A settembre Gazprom aveva annunciato che avrebbe cominciato a pompare petrolio quest’anno, ma non aveva fornito una data precisa.

BONINO AUSPICA RAPIDA RISOLUZIONE. Sul caso è intervenuto il ministro degli Esteri, Emma Bonino, la quale ha espresso il forte auspicio che “l’inchiesta chiarisca i fatti e consenta la rapida conclusione della vicenda, che tenga conto della natura pacifica della protesta”. Bonino, fa sapere la Farnesina, si mantiene in stretto contatto con l’ambasciata a Mosca e con il Consolato Generale a San Pietroburgo per seguire il caso di D’Alessandro.

D’ALESSANDRO STA BENE, LO HA DETTO AL CONSOLE. Cristian D’Alessandro ha chiamato il console generale italiano a San Pietroburgo e gli ha detto di essere “in buone condizioni di salute”. Il console sta organizzando un un incontro fra lo stesso D’Alessandro e i genitori, che si recheranno in Russia nella terza settimana di ottobre.

GLI SFORZI DIPLOMATICI. Intanto fervono gli impegni diplomatici per risolvere il caso e, su impulso del ministro Bonino, l’ambasciatore italiano a Mosca ha convocato un incontro con gli ambasciatori di Danimarca, Finlandia, Francia, Olanda, Polonia, Svezia e Regno Unito, allargato alla delegazione Ue e alla Presidenza lituana, per coordinare apposite iniziative per favorire la rapida liberazione degli attivisti di Greenpeace fermati in Russia. Parallelamente, riferisce ancora la Farnesina, prosegue l’attività di coordinamento nell’ambito del Gruppo per la protezione consolare, riunitosi su convocazione della delegazione Ue, con l’inclusione delle 10 Ambasciate non comunitarie i cui cittadini sono anch’essi in stato di fermo (Argentina, Australia, Brasile, Canada, Nuova Zelanda, Svizzera, Turchia, Ucraina e USA). Il tema è stato trattato anche oggi nella riunione degli Ambasciatori Ue.

LE POSIZIONI DI PUTIN E MEDVEDEV. La scorsa settimana il presidente russo, Vladimir Putin, aveva detto che non pensava che gli attivisti di Greenpeace fossero realmente pirati e queste dichiarazioni avevano acceso le speranze di un rilascio. Tuttavia ieri il premier russo, Dmitry Medvedev, ha assunto pubblicamente una posizione più dura. Medvedev ha invitato le compagnie energetiche ad adottare misure di sicurezza più rigide dopo l’episodio dello scorso 18 settembre e ha aggiunto che il governo dovrebbe valutare pene più severe per coloro i quali attaccano o sconfinano in infrastrutture russe petrolifere o di gas. “La preoccupazione per l’ambiente non deve coprire azioni illegali, indipendentemente da qualsiasi nobile proposito sposino le persone che vi partecipano”, ha detto Medvedev secondo quanto riportano le agenzie di stampa russe.

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