Sofia (Bulgaria), 24 ott. (LaPresse/AP) – Il mistero della madre di Maria, la bimba sottratta alla famiglia con cui viveva in un campo rom in Grecia, a Farsala, potrebbe essere vicino alla soluzione. Una donna di etnia rom è stata infatti interrogata dalla polizia Bulgara arrivata sulle sue tracce, nella città di Nikolaevo, dopo l’avvio di una ricerca internazionale. La donna, Sasha Ruseva di 35 anni, ha raccontato a una televisione locale che qualche anno fa visse in Grecia, diede alla luce una bambina e la affidò a una famiglia della comunità rom perché non aveva i soldi per occuparsene. Ma ora, se sarà confermato che la bambina è sua figlia, fa sapere di essere pronta prendersene cura.

Nei confronti della donna la procura ha presentato accuse preliminari per aver “venduto in modo deliberato un bambino mentre viveva fuori” dalla Bulgaria, e ha effettuato un test del Dna. “Un test – si legge in una nota della procura – è stato preso da Ruseva e informazioni sono state raccolte sui suoi viaggi in Grecia negli anni passati”. La formulazione delle accuse permette agli investigatori di avviare un’indagine per capire se la presunta mamma di Maria stia dicendo la verità in merito allo scambio o meno di denaro. La donna, che ha avuto in tutto otto figli, ha insistito molto sul fatto di non essere stata pagata dalle persone che hanno accolto la neonata in Grecia, dicendo invece di essere stata costretta a lasciarla a causa delle proprie difficoltà economiche. Intanto, il ministero dell’Interno conferma di essere al lavoro sul caso con la polizia greca.

Le autorità greche hanno tolto la bimba, di circa 5 o 6 anni, alla famiglia che vive nel campo di Farsala dopo aver notato che non somigliava a nessuno dei parenti stretti. A differenza di questi è infatti bionda con la pelle chiara. I test hanno poi rivelato che non si trattava dei genitori naturali, quindi la coppia è stata incriminata per sequestro di minore.

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