Pechino (Cina), 15 nov. (LaPresse/AP) – Svolta in Cina. La leadership del Partito comunista cinese (Pcc) ha annunciato l’allentamento della politica del figlio unico e l’abolizione dei campi di lavoro forzato. Le novità sono contenute in un report diffuso dall’agenzia di stampa di Stato Xinhua a pochi giorni dalla chiusura del terzo plenum del partito, che si è concluso martedì. Svolta anche in politica economica: la classe dirigente promette di aprire il mercato ai concorrenti privati e stranieri. Alcune anticipazioni erano già emerse martedì, grazie al breve comunicato finale diffuso dopo il plenum ma oggi vengono fuori nuovi dettagli. Per esempio verranno allentati i limiti agli investimenti stranieri in settori come l’e-commerce e si acconsentirà alla creazione di banche di proprietà privata. Potrebbe trattarsi della più grande svolta economica in 20 anni nel Paese e i media di Stato hanno paragonato queste misure alle riforme per il mercato che hanno lanciato in Cina il boom economico nel 1978.
BASTA CON LA POLITICA DEL FIGLIO UNICO. In base alle riforme annunciate, da ora in poi le coppie potranno avere due figli se uno dei due genitori è figlio unico. Attualmente la politica del figlio unico limita ad avere un solo bambino soprattutto le coppie che vivono in città e permette invece alle famiglie che risiedono di avere due figli se il loro primogenito è una femmina. Precedentemente erano già state introdotte alcune eccezioni all’obbligo di un solo figlio, permettendo di averne due alle coppie in cui entrambi i genitori sono a loro volta figli unici. La politica del figlio unico è stata introdotta nel 1980 e il governo sostiene che sia utile a evitare centinaia di milioni di nascita e a portare numerose famiglie fuori dalla povertà. Ma i limiti rigidi hanno portato a compiere aborti e sterilizzazione, anche se queste pratiche sono illegali. Le coppie che trasgrediscono le regole affrontano attualmente multe salate, il sequestro delle loro proprietà e il licenziamento.
L’ETA’ MEDIA SALE, RISCHIO CARENZA FORZA LAVORO. L’anno scorso un think tank del governo aveva invitato la leadership cinese a cominciare ad abbandonare la politica del figlio unico andando verso l’ok a due bambini per tutte le famiglie entro il 2015, dicendo che il Paese aveva già pagato un “enorme costo politico e sociale”. Pechino, dal canto suo, sostiene che 30 anni di questa politica abbiano aiutato il Paese, che conta 1,3 miliardi di abitanti, a frenare la crescita della popolazione e a conservare le risorse. A preoccupare l’establishment però, probabilmente, il fatto che con l’avanzamento dell’età media, non ci sarà abbastanza forza lavoro per sostenere il numero sempre crescente di pensionati.
STOP AI CAMPI DI LAVORO FORZATO. Quando all’attuale sistema dei campi di lavoro forzato, altrimenti definiti “rieducazione tramite il lavoro”, era stato introdotto per punire chi critica il partito comunista, ma ora sono usati soprattutto dai funzionari locali punire le persone che sfidano la loro autorità su questioni che comprendono i diritti al terreno e la corruzione.
OK BANCHE PRIVATE E INVESTIMENTI STRANIERI IN E-COMMERCE. Sempre nel documento diffuso oggi il Partito comunista annuncia grandi cambiamenti nell’economia, promettendo l’allentamento di alcune barriere poste ai competitor privati nei mercati controllati dalle compagnie di Stato. In particolare dicono sì alla creazione di banche di proprietà privata e annunciano l’allentamento dei limiti agli investimenti stranieri in settori come per esempio l’e-commerce. Tuttavia, pur dando il benestare all’allentamento delle barriere ai competitor, il Pcc riafferma che l’industria di Stato resta il cuore dell’economia cinese. Pechino è sotto pressione per sostituire un modello di crescita basato su esportazioni e investimenti che ha portato a tre decenni di rapida crescita ma ha esaurito la sua spinta. I promotori delle riforme sostengono che la Cina debba tagliare i privilegi eliminando il ruolo dominante delle società di Stato, che sostengono siano inefficienti e un freno alla crescita.
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