Colombo (Sri Lanka), 15 nov. (LaPresse/AP) – Al via tra le polemiche in Sri Lanka il vertice del Commonwealth, l’organizzazione che raccoglie le ex colonie britanniche. Nei giorni scorsi è stata fortemente criticata la scelta di Colombo come sede del summit dal momento che da anni il governo si rifiuta di permettere un’indagine indipendente su presunti crimini di guerra e abusi di diritti umani commessi durante e dopo i 27 anni di guerra civile ai danni dei Tamil. Per questo tre Paesi, cioè Canada, India e Mauritius, hanno deciso di boicottare il vertice. E stamattina, visto che il governo ha vietato le manifestazioni nella capitale durante i tre giorni dell’incontro, proteste si sono tenute a Jaffna, nel nord del Paese, la zona dove durante la guerra civile ci sono stati i combattimenti più feroci tra i soldati e le cosiddette tigri Tamil. A presiedere l’apertura del vertice il principe Carlo, che ieri ha festeggiato a Colombo il suo 65esimo compleanno alla British High Commission, quest’anno accompagnato dalla moglie Camilla. Tra i leader presenti c’è anche il primo ministro britannico David Cameron, ha invitato il presidente dello Sri Lanka Mahinda Rajapaksa a compiere “un’inchiesta appropriata” come richiesto dall’Onu e da diversi Paesi tra cui gli Stati Uniti, e che oggi andrà in visita nelle zone settentrionali del Paese.

L’APERTURA DEL SUMMIT E LE POLEMICHE. Per la cerimonia di apertura staff di ballerini si sono esibiti in danze tradizionali, mentre bambini sorridenti accoglievano i leader del Commonwealth sulla scalinata ricoperta da tappeti rossi. Ma il presidente Rajapaksa nel suo intervento non ha mancato di fare un seppur velato riferimento alle polemiche, citando Buddha. “Non prestate attenzione ai difetti degli altri, alle cose fatte o non fatte dagli altri. Considerate solo quello che ognuno di noi fa o non fa”, è la frase citata da Rajapaksa. Cingalese, insieme ai fratelli controlla il Paese dal 2005. Dopo la cerimonia di apertura, presieduta appunto dal principe Carlo, i leader hanno cominciato i meeting a porte chiuse.

LA GUERRA CIVILE IN SRI LANKA. La guerra civile in Sri Lanka si è combattuta dal 1983 al 2009 fra i separatisti Tamil, cioè le cosiddette Tigri per la liberazione della patria Tamil (Ltte), e il governo controllato dalla maggioranza cingalese. Nel 2009 il governo lanciò un’offensiva che portò poi alla conclusione del conflitto, ma il disastro umanitario fu di enormi proporzioni e i morti migliaia. I bilanci delle vittime dei 27 anni di guerra civile oscillano e si aggirano intorno ai 100mila morti, molti dei quali civili. Un rapporto pubblicato ad agosto dalle Nazioni unite suggerisce che le forze armate dello Sri Lanka potrebbero avere ucciso fino a 40mila membri della minoranza Tamil, mentre i ribelli avrebbero a loro volta ucciso i civili usandoli come scudi umani e reclutando bambini soldato. Si capisce dunque il motivo per cui venga chiesta così a gran voce un’indagine indipendente sui presunti crimini di guerra; e a peggiorare le cose, tra l’altro, sono giunte recenti notizie di aggressioni ai media e continue violazioni di diritti umani.

I TAMIL IN PIAZZA A JAFFNA. A Jaffna centinaia di persone hanno protestato oggi prima dell’arrivo di Cameron, chiedendo risposte per le migliaia dei desaparecidos di cui non si sono più avute notizie verso la fine della guerra. “Il governo dovrebbe rendere conto degli scomparsi, ma finora non lo ha fatto”, spiega al telefono il deputato Tamil E. Saravanapavan. Sempre a Jaffna altri duemila dimostranti hanno manifestato per chiedere all’esercito la restituzione delle case e dei terreni occupati dalle forze governative e poi dichiarati zona ad alta sicurezza durante la guerra. “Vogliamo vivere nella nostra patria e nella nostra terra. Non possiamo vivere per sempre come rifugiati”, spiega una dei partecipanti al corteo, Anthonipillai Pushpa, 48 anni, raccontando che lei e il marito vivono in un campo da quando la loro casa è stata confiscata 23 anni fa.

CAMERON CONTRARIO AL BOICOTTAGGIO. David Cameron, che appunto ha in programma di recarsi nelle zone più colpite dalla guerra civile, ha preso posizione chiedendo a Rajapaksa l’avvio di un’indagine indipendente, sostenendo così la richiesta ribadita da Onu e diversi governi come quello degli Stati Uniti. Tuttavia Cameron si oppone al boicottaggio portato avanti da Canada, India e Mauritius. “In un’organizzazione multilaterale non si ottiene niente se non si partecipa”, ha detto all’emittente Sky News da Calcutta, in India, prima di volare a Colombo.

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