Santiago (Cile), 18 nov. (LaPresse/AP) – Con pochi seggi ancora da conteggiare la candidata socialista Michelle Bachelet, già presidente del Cile dal 2006 al 2010, ha vinto il primo turno delle presidenziali con il 47% dei voti ma dovrà andare al ballottaggio il 15 dicembre. Per evitare il secondo turno, infatti, sarebbe stato necessario superare il 50%. Al ballottaggio andrà la sfidante conservatrice Evelyn Matthei, che ha ottenuto il 25% delle preferenze. L’ultimo sondaggio pre-elettorale, che era stato condotto a ottobre dall’istituto Cep, aveva predetto il 47% per Bachelet, ma aveva riferito dei un 14% a sostegno della conservatrice Matthei, che ha avuto invece un appoggio maggiore.

Amiche d’infanzia, le strade di Bachelet e Matthei si sono separate prendendo direzioni opposte dopo il golpe del generale Augusto Pinochet di 40 anni fa, l’11 settembre del 1973, che portò alla caduta di Salvador Allende. I padri delle due erano allora alti generali, ma da parti opposte. Il padre di Bachelet rimase leale ad Allende e fu imprigionato e torturato nella stessa scuola militare gestita dal padre di Matthei. E qui morì. Entrambe le famiglie hanno precisato che il padre di Matthei non ebbe alcun coinvolgimento diretto nella morte del padre di Bachelet e le due donne sono rimaste in rapporti cordiali negli anni, mentre facevano carriere nelle file di due formazioni politiche contrapposte.

Michelle Bachelet, 62 anni, è stata finora la prima e unica presidente donna del Cile. Prima di tornare in Cile a marzo scorso, per due anni ha diretto l’Agenzia dell’Onu per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile a New York. In campagna elettorale ha fatto propria la causa dei manifestanti che da mesi chiedono una riforma dell’istruzione e ha puntato su una maggiore tutela ambientale e sulla riduzione delle diseguaglianze sociali. Dall’altra parte invece Matthei, 60 anni, fino a luglio ministra del Lavoro sotto l’attuale presidente di centro-destra Sebastian Pinera, vorrebbe portare avanti le politiche avviate da Pinera e sostiene che la Costituzione redatta sotto Pinochet non vada cambiata. Ha promesso posti di lavoro per i disoccupati e incentivi per i piccoli imprenditori.

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