Londra (Regno Unito), 8 feb. (LaPresse/AP) – Il ministro britannico dell’Immigrazione, Mark Harper, si è dimesso dopo che è emerso che per lui lavorava una addetta delle pulizie straniera che non aveva l’autorizzazione necessaria a lavorare nel Paese. Lo annuncia Downing Street e la notizia sembra destinata a creare imbarazzo al governo del primo ministro David Cameron. Downing Street precisa che non c’è alcun elemento che faccia pensare che Harper “avesse consapevolmente impiegato un immigrato illegale” e aggiunge che Cameron ha accettato le dimissioni “con dispiacere”. Una delle promesse principali fatte da Cameron in campagna elettorale era di compiere un giro di vite sull’immigrazione illegale. Il posto di Harper, che resterà deputato, sarà preso dal conservatore James Brokenshire.
L’ufficio di Cameron ha diffuso anche la lettera di dimissioni di Harper. Nella missiva, l’ormai ex ministro spiega che pensava di avere verificato nel 2007 se il passaporto e i documenti della colf, della quale non viene rivelata l’identità, le consentissero di lavorare nel Regno Unito. Ma giovedì Harper è stato avvertito dalle autorità che in realtà la donna lavorava in modo irregolare e così ha tratto le conseguenze. “Nonostante io mi sia attenuto sempre alla legge ritengo che, in quanto ministro per l’Immigrazione, che sta portando davanti al Parlamento una legislazione che inasprirà le regole sull’immigrazione, dovrei rispettare uno standard più alto di quanto richiesto agli altri”, afferma il ministro dimissionario nella lettera.
Le dimissioni risultano ancora più imbarazzanti per il governo visto che Harper era specificamente incaricato delle politiche di controllo degli arrivi degli immigrati e aveva assunto un approccio particolarmente aggressivo in merito. Il suo dipartimento, per esempio, aveva supervisionato il dispiegamento di un van, dotato di tanto di manette, che pattugliava le strade di Londra avvertendo i migranti il cui visto è scaduto che devono “tornare a casa o affronteranno l’arresto”. Quel van fu ritirato a seguito delle proteste.