Sarajevo (Bosnia-Erzegovina), 10 feb. (LaPresse/AP) – Sesto giorno consecutivo di proteste in Bosnia. Migliaia di persone stanno manifestando davanti alla sede della presidenza a Sarajevo, chiedendo le dimissioni del governo e la formazione di un nuovo esecutivo composto da tecnici per affrontare la disoccupazione, che si attesta quasi al 40%, e il problema della corruzione dilagante. I dimostranti sostengono che i politici “eccessivamente retribuiti” siano staccati dalla realtà quotidiana dei cittadini. I manifestanti si radunano quotidianamente davanti alla presidenza a Sarajevo, il cui palazzo è stato dato alle fiamme durante il corteo di venerdì, e davanti ad altri edifici governativi. Su uno di questi hanno scritto: ‘Chi semina fame raccoglie rabbia’. Sul cartello portato oggi da un manifestante anziano si leggeva che il salario mensile di un politico è pari a quattro anni della retribuzione di un pensionato medio. Un bosniaco su cinque vive oggi sotto la soglia di povertà. Si tratta delle proteste più grandi dalla guerra del 1991-1995, in cui morirono 100mila persone.

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