New York (New York, Usa), 14 feb. (LaPresse/AP) – I membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu devono “fare tutto quello che possono per sfruttare la loro influenza” sulle parti del conflitto in Siria, per ottenere frequenti pause umanitarie e cessate il fuoco, un accesso regolare a operatori umanitari e dichiarazioni scritte con cui il governo e l’opposizione si impegnino a rispettare il diritto internazionale. Lo ha detto Valerie Amos, sottosegretaria generale delle Nazioni unite per gli Affari umanitari, accusando le due parti del conflitto di non aver protetto i civili e affermando che una risoluzione del Consiglio di sicurezza potrebbe aiutare se garantisse la consegna di aiuti ai milioni di persone bloccate a causa delle violenze. “È inaccettabile – ha dichiarato – che il diritto umanitario internazionale continui a essere costantemente e palesemente violato da tutte le parti del conflitto. Tutte le parti hanno fallito e non hanno adempito alla loro responsabilità di proteggere i civili. Capiamo che è in corso una guerra, ma perfino le guerre hanno delle regole”.
Il Consiglio di sicurezza sta valutando due risoluzioni sulla situazione umanitaria in Siria: la prima, appoggiata da Paesi occidentali e arabi, minaccia sanzioni se il governo non garantirà un accesso illimitato alle organizzazioni umanitarie, mentre la seconda, proposta dalla Russia, non fa alcun riferimento alle sanzioni. Mosca e Pechino hanno in passato bloccato tre risoluzioni del Consiglio di sicurezza, mirate a fare pressioni sul presidente siriano Bashar Assad. A ottobre il Consiglio aveva approvato una dichiarazione non vincolante in cui chiedeva accesso a tutte le zone della Siria per fornire aiuti umanitari. La dichiarazione, ha detto Amos, non ha avuto successo e negli ultimi quattro mesi progressi sul fronte umanitario sono stati “limitati, irregolari e dolorosamente lenti”.
Intanto l’ambasciatore russo all’Onu, Vitaly Churkin, ha detto che sono iniziati colloqui mirati a unire le due risoluzioni. “Spero – ha affermato – che stavolta sarà un successo. Non direi che siamo troppo distanti perché la cosa che ci unisce è la comprensione che la situazione umanitaria in Siria è molto grave e che c’è bisogno di sforzi aggiuntivi per migliorarla”. Amos non ha usato la parola “sanzioni”, ma ha sottolineato di non voler una risoluzione che semplicemente riprenda la dichiarazione di ottobre e non porti a cambiamenti reali. Il conflitto si è intensificato negli ultimi mesi, ha notato Amos, aggiungendo che c’è un accordo verbale per estendere il cessate il fuoco a Homs, ma deve essere ancora messo per iscritto. Homs, ha sottolineato però il sottosegretario, “non può servire da modello” per l’accesso umanitario.
Finora 1.400 persone sono state evacuate, ha riferito, ma quasi 250mila restano bloccate in comunità assediate. Operatori umanitari, ha aggiunto, hanno fornito cibo e medicine a 2.500 persone, ma oltre 3 milioni di siriani che vivono in zone difficilmente accessibili non ricevono aiuti. “Non possiamo aspettare altri 14 mesi per raggiungere altre 1.400 persone”, ha avvertito Amos, che 14 mesi fa aveva fatto per la prima volta un appello per fornire assistenza agli abitanti della città. “Ci sono – ha sottolineato – milioni di persone che hanno un disperato bisogno di aiuto in tutta la Siria”.
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