Damasco (Siria), 28 feb. (LaPresse) – E’ una tragedia senza fine quella del campo profughi palestinese di Yarmouk, a Damasco. Migliaia di disperati oggi hanno assediato l’Agenzia Onu per i rifugiati non appena sono arrivati nuovi aiuti. Mercoledì, per la prima volta da oltre un anno, a un team umanitario è stato permesso l’ingresso dalle autorità governative siriane, che bloccano l’accesso alla zona. La stessa organizzazione Onu ha soltanto un limitato accesso al campo.

Tra gennaio e febbraio sono state distribuite settemila razioni di cibo. Ciascuna contiene carne in scatola, riso e lenticchie e può sfamare otto persone per dieci giorni. La distribuzione più recente è avvenuta il 26 febbraio e sono state 450. Il campo nacque come tale nel 1957 ma oggi è piuttosto un vero e proprio quartiere. E’ uno dei posti che più ha pagato i costi del conflitto, e gran parte dell’area è ridotta a spazzatura e macerie, con residenti deboli e malnutriti.

Da luglio perdura la carenza di cibo e medicine. Un operatore racconta che lunedì scorso un ragazzo gli si è avvicinato per chiere una razione di aiuti per il proprio fratello. “Mio padre è morto – ha detto – e mia madre sta molto male, non abbiamo più niente e ho bisogno di portare qualcosa a mio fratello”. Secondo le stime dell’Onu, oltre cento persone sono morte di fame in questo campo durante il conflitto.

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