Parigi (Francia), 1 giu. (LaPresse/AP) – È un 29enne originario della città di Roubaix, nel nord della Francia e vicino al confine con il Belgio, il sospetto responsabile della sparatoria del 24 maggio al Museo ebraico di Bruxelles. Mehdi Nemmouche, questo il nome dell’uomo, è stato arrestato venerdì durante un controllo di dogana in una stazione di treni e bus a Marsiglia, dove era arrivato con un autobus proveniente da Amsterdam che si era fermato a Bruxelles. Gli sono stati trovati un revolver e un’arma automatica dello stesso tipo di quella usata nella sparatoria al Museo ebraico, e ora sono in corso le analisi balistiche per accertare che si tratti proprio della stessa arma. Nell’attacco del 24 maggio, che avvenne alla vigilia delle elezioni europee, il bilancio fu di tre morti e un ferito grave, che è ancora ricoverato in ospedale e lotta fra la vita e la morte.

In due conferenze stampa tenute parallelamente a Parigi e Bruxelles, i rispettivi procuratori che si occupano del caso hanno confermato che il giovane era stato in Siria per circa un anno ed era poi rientrato in Francia. Anche se non è ancora stato accertato perché sia partito per la Siria e cosa abbia fatto lì, il profilo di Nemmouche sembra emergere come quello di un jihadista: il procuratore di Parigi, François Molins, ha infatti riferito che all’uomo è stato trovato un lenzuolo bianco con scritto il nome del gruppo estremista islamico ‘Stato islamico dell’Iraq e del Levante’, attivo in Siria. Il giovane aveva precedenti penali, ma niente di legato al terrorismo: alle spalle ha sette condanne per reati come tentata rapina e, stando alle informazioni di Molins, ha assunto posizioni radicali mentre si trovava i prigione ed è partito per la Siria solo tre settimane dopo essere uscito per l’ultima volta dalla prigione, alla fine del 2012. Si è recato in Siria passando da Bruxelles, Londra e Istanbul.

Dalle indagini è emerso che il sospetto ha rivendicato la propria responsabilità in un video che è stato trovato dopo l’arresto. Nel filmato si vedono le sue armi e i suoi vestiti e si sente una voce che rivendica la responsabilità dell’attacco. A riferirlo è stato il procuratore federale belga, Frederic Van Leeuw, il quale ha aggiunto che Nemmouche ha provato a filmare la sparatoria ma non ci è riuscito perché la videocamera non ha funzionato. Stamattina la polizia belga ha compiuto delle ispezioni nella regione belga di Courtrai, dove si crede che il sospetto abbia trascorso del tempo, e lì è in corso l’interrogatorio di due persone. “I nuovi elementi di questa indagine hanno attirato ancora una volta l’attenzione sul problema dei ‘rientrati’, in altre parole su quelle persone che vanno in Siria per partecipare ai combattimenti e poi ritornano nel nostro Paese”, ha detto il procuratore belga. “Tutti i Paesi europei affrontano questo problema in questo momento”, ha aggiunto.

Nei tre anni di conflitto in Siria centinaia di persone sono partite dalla Francia e da altri Paesi d’Europa per unirsi agli estremisti islamici e questo arresto ha risollevato la questione. Il presidente francese, François Hollande, intervenendo poco dopo che si è diffusa la notizia dell’arresto, ha promesso che combatterà contro i radicali che partono per la Siria e poi ritornano in Francia con piani violenti. Parlando durante una visita ufficiale in Normandia, Hollande ha affermato che “l’intero governo è mobilitato per seguire i jihadisti ed evitare che siano capaci di causare danni”, specialmente quando rientrano in Francia o in Europa in genere. Il governo francese ha recentemente introdotto nuove misure che mirano da una parte a evitare queste partenze e dall’altra a tracciare in modo più capillare i rientri. Hollande ha detto che questi sforzi saranno “amplificati” nei prossimi mesi, ma non ha precisato in che modo.

Sulla questione si è espressa anche la ministra dell’Interno del Belgio, Joelle Milquet. Quello dei ‘rientrati’ dalla Siria è “un problema generalizzato per tutta l’Europa”, ha detto. Il caso dei cosiddetti ‘rientrati’ sarà probabilmente al centro dell’incontro dei ministri dell’Interno dell’Ue, che si terrà martedì a Bruxelles.

Sempre dalla procura francese, intanto, fanno sapere che negli interrogatori condotti finora Mehdi Nemmouche non ha detto nulla. L’ex avvocato del giovane, Soulifa Badaoui, parlando alla tv Bfm, lo ha descritto come una persona “in difficoltà” che è passato da famiglia adottiva a famiglia adottiva e spesso ha vissuto in auto. Secondo la legale, non sembrava capace di violenze del genere, ma era una persona intelligente con gravi problemi familiari.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata