Pakistan, raid aerei in Nord Waziristan: uccisi fra 50 e 100 militanti

Islamabad (Pakistan), 15 giu. (LaPresse/AP) – L’esercito del Pakistan ha compiuto attacchi aerei nell’area tribale del Nord Waziristan, nel nordovest del Paese e vicino al confine con l’Afghanistan, colpendo i militanti ritenuti responsabili dell’assedio di cinque ore all’aeroporto di Karachi di domenica scorsa, 8 giugno. Ci sono bilanci contrastati sul bilancio dei raid: secondo fonti dell’intelligence sono stati uccisi 100 militanti; l’esercito ha invece abbassato questo bilancio parlando di oltre 50 militanti uccisi. La zona del Nord Waziristan è isolata e l’accesso per i giornalisti è pericoloso, il che rende impossibile verificare i bilanci in modo indipendente.

“C’erano notizie confermate della presenza in questi nascondigli di terroristi stranieri e locali, che erano legati alla pianificazione dell’attacco all’aeroporto di Karachi”, fa sapere l’esercito. Fonti dell’intelligence rivelano dettagli più precisi: i raid aerei hanno preso di mira otto covi di militanti e una delle persone rimaste uccise è Abu Abdul Rehman al-Maani, che si ritiene abbia aiutato ad orchestrare l’assedio all’aeroporto. Quando i jet hanno colpito, i militanti si erano radunati per discutere della scadenza data loro dalle autorità per lasciare la zona, proseguono le fonti. Quello di oggi è il secondo round di attacchi aerei contro militanti di questa settimana nel nordovest del Pakistan. I primi raid risalgono a martedì, quando i jet pakistani avevano preso di mira nove covi nella valle di Tirah, uccidendo secondo le stime dell’esercito 25 sospetti militanti. Anche questa zona si trova vicino al confine con l’Afghanistan, dove risiedono sia militanti locali, sia combattenti stranieri legati ad al-Qaeda.

La maggior parte delle vittime dell’operazione dell’esercito di oggi erano uzbeki, fa sapere l’esercito. I militanti uzbeki hanno base da tempo nelle aree tribali del nordovest del Pakistan, proprio come una serie di altri gruppi armati come al-Qaeda, i talebani pakistani e la rete Haqqani. Il Movimento islamico dell’Uzbekistan, insieme ai talebani pakistani, ha rivendicato la responsabilità dell’assalto all’aeroporto di Karachi di domenica scorsa e si è trattato di un raro caso in cui il gruppo ha colpito all’interno del Pakistan. Nato nel 1991 per ribaltare il governo dell’Uzbekistan e instaurare un califfato islamico, successivamente il Movimento islamico dell’Uzbekistan ha esteso il suo obiettivo arrivando a volere includere nel califfato tutta l’Asia centrale. In passato l’organizzazione ha attaccato obiettivi di Usa e Nato in Afghanistan.

L’attacco dello scorso 8 giugno all’aeroporto di Karachi, che è lo scalo più affollato del Pakistan, ha lasciato il Paese sotto shock, con i suoi 36 morti fra cui 10 assalitori. Il governo di Islamabad era da tempo sotto pressione per combattere i militanti: negli ultimi mesi gli sforzi per negoziare con i militanti sembrava già che non portassero da nessuna parte, ma le violenze nell’aeroporto hanno allontanato sempre di più a probabilità di colloqui di successo. Il primo ministro pakistano, Nawaz Sharif, è stato eletto l’anno scorso dopo aver promesso in campagna elettorale di porre fine alle violenze dei militanti tramite negoziati piuttosto che con operazioni militare, ma finora si è tenuto solo un round di colloqui diretti fra il governo e i talebani pakistani. È da capire, a questo punto, se Sharif autorizzerà o meno un’operazione militare ancora più aggressiva.