Tripoli (Libia), 25 giu. (LaPresse/AP) – Al via le elezioni legislative in Libia. Sfidando le violenze degli ultimi mesi, i cittadini sono chiamati ad andare alle urne per scegliere il nuovo Parlamento.

AL VOTO UN MILIONE MEZZO DI PERSONE. La commissione elettorale ha fatto sapere che gli aventi diritto registrati sono 1,5 milioni, che potranno votare in 4.467 seggi in tutto il Paese per eleggere 200 deputati. I seggi chiuderanno alle 20 ora italiana. Si tratta delle terze elezioni nazionali dalla caduta della dittatura di Muammar Gheddafi avvenuta con l’uccisione del raìs nella guerra civile del 2011: le prime parlamentari si erano tenute nel 2012 e nel 2013 invece è stato eletto un panel di 60 membri per redigere la nuova Costituzione.

ELEZIONI CHIAVE PER IL FUTURO DEL PAESE. Quello di oggi è un voto chiave per la transizione dal momento che la Libia è scivolata in una situazione di caos politico e instabilità, principalmente a causa della mancanza di esercito e polizia forti, il che ha portato i governi che si sono avvicendati dopo la caduta di Gheddafi a dipendere dalle milizie per garantire la sicurezza. Le milizie armate, emerse principalmente dai gruppi di ribelli che hanno combattuto contro Gheddafi nel 2011, ora costituiscono il principale potere del Paese.

VIOLENZA NELL’EST DEL PAESE. Non è chiaro come le elezioni parlamentari possano tenersi nell’est del Paese, che è l’area più colpita dalle violenze. Oggi la tensione è alta a Bengasi, la seconda città più grande del Paese, dove il generale Khalifa Hiftar e le forze sue alleate stanno portando avanti un’offensiva contro le milizie armate. A Bengasi ci sono scontri quasi quotidiani, con attacchi bomba in diversi quartieri e aree residenziali. Nelle ultime settimane le forze di Hiftar hanno bombardato i campi delle milizie islamiche, che in risposta hanno attaccato le sue forze. C’è stato anche un tentato assassinio di Hiftar, ma lui è rimasto illeso mentre altre quattro persone sono morte. Il generale ha avvertito che intende arrestare i deputati islamisti, accusandoli di finanziare le milizie alle quali lui attribuisce gran parte della responsabilità del caos libico. I politici islamisti, dal canto loro, accusano Hiftar di avere lanciato un colpo di Stato.

Un tempo alla guida dell’esercito proprio sotto Gheddafi, il generale Khalifa Hifter aveva disertato negli anni ’80. Dopo la caduta del dittatore gli fu assegnato il compito di aiutare a ricostruire le forze armate, ma fu rimosso da quell’incarico poco dopo. Sostiene che gli Stati Uniti abbiano appoggiato i suoi sforzi di far cadere l’ex raìs negli anni ’90. A febbraio era apparso in un video online, mandato in onda da diverse emittenti libiche.

Nel filmato compariva in uniforme militare e davanti a una bandiera della Libia e sosteneva di parlare in quanto “comando generale dell’esercito libico”, spiegando che intendeva “salvare” la nazione con un piano a cinque punti che prevedeva la sospensione del Parlamento e del governo e la loro sostituzione con un comitato presidenziale e un Consiglio di difesa, che lui stesso avrebbe guidato.

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