Tampa (Florida, Usa), 21 lug. (LaPresse/AP) – E’ tornato a casa a Tampa, in Florida, ma sul corpo porta ancora i segni della sua terribile esperienza: punti di sutura e lividi. Tariq abu Khdeir, 15enne palestinese-americano, era andato a trovare dei parenti in Medioriente ma ha raccontato di essere stato picchiato, preso a calci e bendato dopo che un cugino era stato rapito e ucciso. In un’intervista esclusiva all’Associated Press, fatta dalla sua casa in Florida, Tariq ha raccontato che un giorno spera di poter visitare di nuovo la regione, finalmente “al sicuro”. “Spero di poter vedere i miei familiari senza avere problemi”, ha detto. Le autorità israeliane hanno rilasciato Tariq tre giorni dopo essere stato arrestato e condannato a nove giorni di arresti domiciliari, perché accusato di aver partecipato alle violente proteste per la morte di suo cugino, di 16 anni, Mohammed abu Khdeir, il palestinese che viveva vicino Gerusalemme rapito e bruciato per rappresaglia da estremisti israeliani dopo che i tre ragazzi israeliani erano stati trovati morti.
Seduto accanto alla madre a Tampa, l’adolescente ha detto ad AP Di non aver preso parte al lancio di pietre e ai disordini prima di essere fermato dalle forze di sicurezza israeliane. Tariq ha raccontato anche che stava guardando la folla che si stava riunendo dopo la scomparsa di suo cugino quando le forze israeliane hanno iniziato a sparare proiettili di gomma e gas lacrimogeni in mezzo alla gente. Il ragazzo ha spiegato di essere gettato a terra e preso a calci, dopo essere stato bendato. Il viaggio in Medioriente gli era stato comprato a giugno dalla sua famiglia e doveva durare circa sei settimana. Tutto stava andado bene fino a quando, a poco più di una settimana dal suo ritorno negli Usa, il cugino 16enne prima è scomparso e poi è stato trovato ucciso.
“Eravamo diventati molto amici – ha raccontato Tariq – abbiamo visitato insieme i luoghi sacri a Gerusalemme, ci divertivamo e schezavamo. Abbiamo anche aiutato a installare delle luci nella casa del vicino prima dell’inizio del Ramadan”. Poi, dal giorno della scomparsa, tutto è cambiato. “Mi ero allontanato 5 minuti, per andare a comprare del pane, e quando sono tornato non c’era più”, ha detto. Quindi, con i familiari, ha cercato di capire cosa poteva essergli successo e quando è stato trovato morto, la folla ha iniziato ad urlare contro la polizia israeliana che ha risposto aprendo il fuoco. “Quando ci sparavano contro, sono scappato in un vicolo per cercare di vedere meglio e mi sono seduto lì a pensare. Volevo sapere perché tutto questo stava accadendo”. Tariq ha raccontato di aver visto la gente scappare, rincorsa dai soldati. Ha iniziato a correre anche lui ma è caduto. Quindi è stato preso a calci e ha perso coscienza. Poi è stato portato in carcere dove è stato bendato e ammanettato. “Non ci potevo credere, non riuscivo nemmeno a parlare”. Tariq ha mostrato le sue ferite al giornalista di AP e la madre ha raccontato di averlo portato da domenica ancora altre volte in ospedale. Ora è pronto a tornare a scuola in poche settimane. “E’ stata un’estate difficile, quello che era iniziato come un viaggio divertente improvvisamente è diventato un incubo. Hanno preso mio cugino, il mio miglior amico, e lo hanno ucciso”.
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