Ankara (Turchia), 9 ago. (LaPresse/AP) – Ecco i tre candidati tra cui domani il popolo turco sceglierà il prossimo presidente.
IL PRIMO MINISTRO RECEP TAYYIP ERDOGAN – Il premier 60enne ha caratterizzato la politica turca dell’ultimo decennio e tutti lo danno vincitore al primo turno. Oratore in pubblico di talento, cresciuto in un quartiere difficile di Istanbul, Erdogan è alla guida del Partito per la giustizia e lo sviluppo (l’Akp), di base islamica ma fortemente radicato nella popolazione. Il vantaggio rispetto agli avversari, è l’aver saputo trasmettere l’idea che sia suo il merito del grande boom economico vissuto dalla Turchia. Erdogan ha voluto rafforzare la figura del presidente, utilizzando anche dei poteri già previsti dalla costituzione come quello di partecipare alle riunioni del Governo.
Il premier si è accreditato portando sviluppo e prosperità nelle parti più arretrate del Paese, ampliando il sistema sanitario e aumentando i diritti delle minoranze etniche, come i curdi. Ha sostenuto inoltre la causa delle donne musulmane vietando di indossare il velo nelle istituzioni pubbliche secondo le leggi laiche della Turchia. Erdogan è stato anche duramente criticato per la sua parzialità e il populismo. Secondo i detrattori, ha mostrato sempre più tendenze autoritarie e ha un dato giro di vite ai media, vietando, anche se temporaneamente, Twitter e YouTube. Molti temono che possa imporre progressivamente caratteristiche religiose ai costumi in un Paese che si è vantato delle sue radici laiche. L’anno scorso, Erdogan è stato coinvolto in scandali per corruzione, accusa che ha respinto come un tentativo di colpo di stato.
EKMELEDDIN IHSANOGLU – Ihsanoglu, 70 anni, è uno scienziato e accademico moderato che ha ricoperto l’incarico di segretario generale dell’Organizzazione della cooperazione Islamica dal 2004 al 2014. Ha il sostegno di circa una dozzina di partiti di opposizione tra cui il Partito repubblicano del popolo di centro-sinistra e il Partito del movimento nazionalista dal centro destra. Ihsanoglu ha concentrato la sua campagna sull’unità e l’inclusività, promettendo di essere il presidente di tutti i turchi. Sa parlare arabo, inglese e francese, è nato e cresciuto al Cairo (un fatto che Erdogan ha tentato di sfruttare per mettere in dubbio la sua origine turca). Ihsanoglu ha goduto di meno risorse finanziarie e di una minore esposizione mediatica rispetto a Erdogan, e il suo arrivo sulla scena politica turca è stato rappresentato come l’arrivo di un illustre sconosciuto. Uomo religioso e laico al momento giusto, è considerato come l’opzione migliore per attirare una larga fetta di elettori, compresi i delusi dell’Akp.
SELAHATTIN DEMIRTAS – Giovane e ambizioso politico curdo, Demirtas dirige il Partito democratico popolare, formazione di sinistra. Avvocato di professione, ha animato gruppi per i diritti umani nella regione curda della Turchia e ha iniziato la sua carriera politica nel 2007. Ha concentrato la sua campagna sul sostegno alla causa dei perseguitati, dei poveri, dei giovani e delle classi lavoratrici. Anche se dovesse arrivare terzo, Demirtas ha già ottenuto grande successo, portando le questioni dei diritti curdi sulla scena politica nazionale, secondo quanto spiegano gli analisti.
Solo pochi anni fa, quando ai curdi, la più grande minoranza etnica della Turchia, è stato vietato di studiare la loro lingua a scuola e si è diffusa la discriminazione, sarebbe stato impensabile per qualcuno della minoranza poter correre per la presidenza. I curdi hanno combattuto una guerra terroristica per decenni contro le forze turche nel sud-est del Paese, e la battaglia è andata avanti fino allo scorso anno. Demirtas ha un ruolo chiave per attrarre il voto dei curdi lontani da Erdogan, stimati intorno al 20% della popolazione, che vedono nell’avvocato l’uomo giusto per migliorare i diritti umani e per attenuare le restrizioni nelle regioni curde.
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