Roma, 16 set. (LaPresse) – La Scozia ha una popolazione di 5,2 milioni di abitanti, pari all’8,2% dei cittadini del Regno Unito, nonostante rappresenti il 32% del territorio britannico in termini di superficie. Domani circa 4 milioni 280mila scozzesi saranno chiamati al voto per l’indipendenza dal Regno Unito.
Gli abitanti sono distribuiti in maniera molto diseguale: nella Central Belt (zona industriale dell’asse Glasgow-Edimburgo) la densità è di 700 abitanti per chilometro quadrato, mentre in alcune regioni delle Highlands si attesta a meno di due abitanti per chilometro quadrato.
La Scozia produce circa l’8% del Pil britannico. Il valore della produzione pro capite nel 2012 è stato di 20.571 sterline in Scozia e di 21.295 sterline nel Regno Unito nel suo insieme. Il tasso di disoccupazione scozzese è del 6,4 per cento in Scozia rispetto al 6,8 per cento della Gran Bretagna.
LE CITTA’ – La Scozia è divisa in tre regioni: Highlands, Central Belt e le Southern Uplands al confine con il Regno Unito. In Scozia si parla un inglese influenzato dallo ‘Scots’, una lingua germanica che si è sviluppata in modo diverso rispetto all’inglese d’Inghilterra, mentre l’1,3% della popolazione, soprattutto sulle isole Ebridi, utilizza ancora il gaelico.
La capitale, Edimburgo, conta 414.192 abitanti ed è il principale centro finanziario scozzese e il sesto in Europa. Il settore vale circa il 9% del Pil, con 466 miliardi di sterline di valori in mano a banche e attività finanziarie. Con l’eventuale indipendenza sarebbe esposto a forti rischi, in quanto solo 46 miliardi provengono da investitori, correntisti, risparmiatori e aziende scozzesi. Inoltre alcuni colossi bancari come Royal Bank of Scotland e Lloyds potrebbero decidere di spostare la propria sede nella City di Londra, considerando anche che, dopo la crisi finanziaria del 2008, i due istituti sono rispettivamente controllati dallo Stato Britannico per l’81% e il 25%.
Glasgow, città di 616.123 abitanti, è il principale porto scozzese e il quarto centro industriale del Regno Unito, e vale oltre il 60% dei prodotti industriali esportati dalla Scozia. Aberdeen (216.662 abitanti) è invece il centro dell’industria petrolifera del mare del Nord. L’oro nero della costa est produce meno barili di un tempo, ma il patrimonio resta valutato dai 6 ai 12 miliardi di sterline l’anno.
L’ECONOMIA – In Scozia il rapporto deficit-Pil si stima si sia attestato al 14% nel 2012-13 a fronte di un disavanzo del 7,3 per cento del Regno Unito. Se alla Scozia venisse destinato l’84 per cento delle imposte derivanti dall’estrazione di petrolio e gas del Mare del Nord dopo il referendum, il suo disavanzo potrebbe scendere all’8,3%. Il governo scozzese ha detto che accetterebbe una congrua parte del debito sovrano britannico e che intende formare una unione monetaria formale con il Regno Unito, un’ipotesi a cui Londra si oppone e che per il governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, sarebbe “difficilmente realizzabile”.
Una delle industrie più fiorenti e famose della Scozia è quella del whisky, che dà lavoro a circa 35 mila persone senza considerare l’indotto. Il distillato porta alla Scozia 4,3 miliardi di sterline all’anno e rappresenta l’85% delle esportazioni scozzesi nell’agroalimentare. L’industria del whisky è tendenzialmente contraria all’indipendenza perché con la temporanea uscita dall’Ue verrebbero meno le agevolazioni fiscali con i Paesi importatori e il 90% del mercato del superalcolico è internazionale, con grosse fette in India e Stati Uniti.
Anche se la Bank of England è la banca centrale di tutto il Regno Unito, tre banche scozzesi (Bank of Scotland, Royal Bank of Scotland e Clydesdale Bank) hanno il potere di emettere banconote, che sono liberamente scambiabili con quelle emesse dalla Banca d’Inghilterra ma che spesso gli inglesi non accettano. Unica tra le banche del Regno, la Royal Bank of Scotland emette ancora la banconota da una sterlina.
LA RELIGIONE – La maggioranza della popolazione appartiene alla presbiteriana Chiesa di Scozia, che è anche la religione di Stato, nonostante solo una minoranza di persone (circa 600 mila) sia registrata come membro. La seconda chiesa di Scozia è quella Cattolica, con circa 690 mila fedeli. La terza chiesa è la Chiesa episcopale scozzese, che professa l’anglicanesimo e fa parte della Comunione Anglicana, ma in una posizione di indipendenza rispetto alla Chiesa d’Inghilterra.
La Scozia ha un sistema legale completamente separato da quello dell’Inghilterra e del Galles. Il diritto scozzese si fonda su due fonti principali, le leggi promulgate (enacted law) e la common law. L’unione con l’Inghilterra risale al 1707, quando la Scozia entrò nel Regno di Gran Bretagna. A seguito di una misura di devoluzione, nel 1999 fu istituito un parlamento locale, il Parlamento scozzese, con autorità su molti ambiti di politica interna, proprio a seguito di un referendum del 1997.
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