Minsk (Bielorussia), 20 set. (LaPresse/AP) – Dopo circa sette ore di riunione del Gruppo di contatto per l’Ucraina a Minsk, in Bielorussia, è stato firmato un memorandum di pace che dà maggiore sostanza all’accordo di cessate il fuoco raggiunto sempre a Minsk lo scorso 5 settembre, chiarendone i dettagli visto che da allora la tregua è stata spesso interrotta dai combattimenti. In base all’accordo sarà creata una zona cuscinetto demilitarizzata di 30 chilometri nell’est dell’Ucraina per separare truppe governative e ribelli filorussi.

Ai colloqui di pace, che erano cominciati ieri pomeriggio e si sono protratti fino a notte, hanno partecipato rappresentanti di Kiev, Mosca, dei separatisti filorussi e dell’Organizzazione per a sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce). I negoziatori si sono anche accordati per il ritiro di tutti i combattenti stranieri e mercenari che combattono a fianco dei ribelli in Ucraina, riferimento diplomatico questo ai russi impegnati tra le file dei separatisti.

L’ex presidente ucraino Leonid Kuchma, che ha partecipato ai colloqui in rappresentanza di Kiev, ha annunciato che il memorandum sarà applicato entro un giorno. In base ai termini dell’accordo, ognuna delle parti dovrà ritirare la sua artiglieria almeno di 15 chilometri, e appunto in questo modo si creerà la zona cuscinetto ampia 30 chilometri. I sistemi di artiglieria a lungo raggio saranno fatti arretrare ancora di più per assicurare che le parti non possano raggiungersi. Il memorandum vieta anche in modo specifico i voli di velivoli da combattimento sull’area del conflitto e l’allestimento di campi minati.

L’inviata dell’Osce ai colloqui, Heidi Tagliavini, riferisce che un gruppo di osservatori dell’organizzazione sarà dispiegato nella zona cuscinetto per monitorare il cessate il fuoco. Quanto al divieto di mercenari e combattenti stranieri, Kiev e i Paesi occidentali accusano da tempo la Russia di avere alimentato la rivolta nell’est dell’Ucraina inviando armi e soldati. Mosca respinge queste accuse, sostenendo che i russi che si sono uniti ai separatisti lo abbiano fatto come privati cittadini.

I negoziatori hanno lasciato tuttavia da parte la questione più spinosa, cioè il futuro status delle regioni dell’est dell’Ucraina. La rivolta, che ha coinvolto soprattutto le due regioni di Donetsk e Luhansk, è scoppiata dopo la cacciata dell’ex presidente pro Russia Viktor Yanukovych a febbraio scorso e l’annessione della Crimea da parte di Mosca il mese successivo. Ad aprile i ribelli hanno preso il controllo di edifici governativi nelle due province e hanno dichiarato unilateralmente l’indipendenza. Sono cominciati allora i combattimenti contro le truppe di Kiev e negli ultimi cinque mesi la situazione è in stallo e il bilancio è di oltre 3mila morti.

Attualmente la situazione sul campo è la seguente: i ribelli si trovano nei pressi di Donetsk e Luhansk e anche vicino a Mariupol, più a sud e sulla costa, ma le loro posizioni precise fuori da queste città non sono note; le forze del governo ucraino si trovano invece all’aeroporto di Donetsk, ma anche il loro posizionamento fuori da Donetsk non è chiaro.

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