Kabul (Afghanistan), 26 ott. (LaPresse/AP) – Un mullah afghano è stato condannato a vent’anni di carcere poiché riconosciuto copevole di stupro nei confronti di una bambina di 10 anni. La sentenza, emessa ieri da un giudice di Kabul, è stata accolta con favore dai gruppi di difesa delle donne, come una rara vittoria nella lotta contro le violenze di genere. Spesso in Afghanistan, infatti, lo stupro viene trattato come adulterio. Hassina Sarwari, che gestisce un rifugio per donne nella provincia settentrionale di Kunduz, ha festeggiato il verdetto, sostenendo che se il processo non fosse stato trasferito nella capitale il risultato probabilmente sarebbe stato differente.
I fatti risalgono a maggio, in un villaggio vicino alla città di Kunduz. Sarwari, che ha seguito il caso da vicino, spiega che il crime avvenne dopo che il mullah, Mohammad Amin, scelse tre ragazzine per aiutarlo a pulire la moschea del villaggio. Due riuscirono a scappare dopo aver intuito le cattive intenzioni dell’uomo, ma la piccola vittima cadde in un torrente durante la fuga e il religioso la riportò in moschea dove la violentò. “Il mullah – aggiunge la donna – minacciò (la bambina, ndr), dicendole che se avesse detto a qualcuno quanto successo, lei e la sua famiglia sarebbero state uccise”, ma la bambina aveva riportato delle ferite che non si potevano nascondere.
Quando Sarwari fece visita alla ragazzina in ospedale, racconta, era in cattive condizioni e venne trasferita a Kabul per essere sottoposta a ulteriori cure. Il portavoce della polizia di Kunduz, Sayed Sarwar Hussaini, ricorda che lui e i suoi colleghi furono sconvolti da questa storia e si mossero immediatamente per arrestare il responsabile della violenza: “Inviammo un’unità di polizia per compiere l’arresto e catturammo il mullah quando stava cercando di fuggire”.
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