Tunisi (Tunisia), 26 ott. (LaPresse/AP) – Si sono svolte senza violenze le elezioni in Tunisia, dove oggi si è votato per scegliere i 217 deputati del Parlamento. Per la giornata elettorale si temevano attentati terroristici e il governo aveva mobilitato 80mila agenti fra polizia e militari, ma le operazioni di voto si sono svolte in modo tranquillo. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, si è congratulato per le elezioni, definendole una importante pietra miliare nella storica transizione politica del Paese. “Nell’andare alle urne oggi i tunisini hanno continuato a ispirare le persone nella loro regione e in tutto il mondo”, ha detto Obama. I seggi, che avevano aperto alle 7 di stamattina, hanno chiuso alle 18 e adesso è in corso lo spoglio. I risultati preliminari dovrebbero giungere domani, anche se stasera alcuni dati potrebbero trapelare dai singoli partiti. L’esito ufficiale è atteso invece per mercoledì. Intanto l’Isie, cioè l’organismo indipendente incaricato di organizzare le elezioni, ha chiesto di rispettare il silenzio elettorale fino alle 2 di mattina, orario in cui chiuderà l’ultimo seggio all’estero a San Francisco.

Con queste elezioni dovranno essere eletti 217 deputati, di cui 19 che rappresentano i tunisini all’estero (3 per l’Italia). All’estero le votazioni si sono tenute dal 24 al 26 ottobre, mentre in madrepatria si è votato soltanto oggi. Il sistema elettorale è proporzionale e le circoscrizioni individuate sono 33, di cui 27 sul territorio della Tunisia e sei all’estero. Quello che uscirà dal voto sarà il primo Parlamento dopo la cacciata di Zine el-Abidine Ben Ali e rimarrà in carica per cinque anni. Si tratta delle seconde elezioni dalla cacciata di Ben Ali, ma nelle prime era stata eletta l’Assemblea costituente, dunque non un vero e proprio Parlamento come invece questa volta.

L’affluenza alle urne in Tunisia, stando all’Isie, è stata del 59,99%. Lunghe code erano state registrate stamattina in molti seggi fin dalle prime ore del giorno, ma nei bar del centro di Tunisi si vedevano moltissimi giovani senza alcun segno di inchiostro sull’indice. In Italia invece, secondo quanto riferiscono gli osservatori elettorali internazionali di Pontes, l’affluenza dei tunisini è stata del 17%; questo dato è aggiornato alle 17 e si riferisce a 43 seggi (sui 78 presenti sul territorio italiano) monitorati dal gruppo.

In Tunisia i gruppi indipendenti di monitoraggio delle elezioni hanno denunciato diverse irregolarità: seggi aperti in ritardo per mancanza del materiale necessario, attivisti di alcuni partiti politici che hanno incoraggiato gli elettori a votare per il proprio partito dentro i seggi e anche denaro in cambio di voti. In Italia invece, come in diversi seggi esteri, molti tunisini non hanno potuto votare, principalmente perché non hanno trovato il proprio nome sui registri degli iscritti. Secondo Pontes, il 75% degli elettori che si è recato alle urne in Italia non ha potuto votare.

I partiti favoriti secondo gli analisti sono l’islamico Ennahda, che ha vinto le elezioni di ottobre 2011, e il partito laico Nidaa Tounes, che nel 2011 non esisteva ancora e adesso si è presentato come forza del voto utile e unico movimento in grado di fermare Ennahda. Ma le forze politiche in lizza erano moltissime: circa 1.300 liste con 13mila candidati. Gli elettori si sono dunque trovati davanti schede elettorali molto grandi.

L’incertezza regna invece su possibili coalizioni. Nidaa Tounes, guidato dall’87enne Beji Caid Essebsi candidato alle presienziali del 23 novembre, si è proposto come partito alternativo a Ennahda escludendo anche l’ipotesi di un’alleanza. “Avevamo bisogno di un partito per riportare indietro la classe media che è stata messa da oarte dall’aggressione degli islamisti”, spiega un membro dell’esecutivo del partito, Mustapha Ben Ahmed, definendo “un’alleanza innaturale” l’ipotesi di coalizione con Ennahda.

Il leader di Ennahda dal canto suo, Rachid Ghannouchi, qualche giorno fa ha detto ad Associated Press che è pronto a formare una coalizione con chiunque altro scelgano gli elettori anche se Nidaa Tounes, ha sottolineato, non sarebbe la prima scelta. La lezione che Ennahda ha imparato dalla prima esperienza del partito al potere, ha spiegato ancora Ghannouchi ad AP, è la necessità di una coalizione ancora più ampia per portare avanti le difficili riforme di cui c’è bisogno. “Quando siamo arrivati al potere eravamo solo attivisti e non uomini di Stato ma oggi siamo sia attivisti che uomini di Stato”, ha detto Ghannouchi.

Qualsiasi partito o coalizione andrà al governo dovrà affrontare numerose sfide, principalmente la situazione economica del Paese e l’allerta terrorismo. Proprio venerdì la polizia ha fatto irruzione in una casa di Oued Ellil, un sobborgo di Tunisi, dove sospettava fossero nascosti dei militanti e nell’assalto, lanciato dopo 24 ore di stallo, sono morti cinque donne e un uomo, tutti descritti dal governo come “terroristi”. E a novembre la Tunisia tornerà nuovamente alle urne per scegliere il nuovo presidente. In corsa ci sono 27 candidati.

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