Tunisi (Tunisia), 18 nov. (LaPresse) – A circa quattro anni dalla Rivoluzione dei gelsomini che ha portato alla cacciata di Zine el-Abidine Ben Ali dopo 23 anni al potere, domenica 23 novembre i tunisini votano per eleggere un nuovo presidente. Si tratta delle prime elezioni presidenziali a suffragio diretto dalla rivoluzione. Nel 2011, infatti, l’attuale presidente Moncef Marzouki fu eletto a suffragio indiretto dall’Assemblea costituente. Questa tornata elettorale giunge dopo le legislative dello scorso 26 ottobre, in cui ha vinto il partito laico Nidaa Tounes, seguito da quello islamico Ennahda.
QUANDO SI VOTA. In Tunisia si andrà alle urne il 23 novembre, dalle 8 alle 18, mentre i residenti all’estero voteranno dal 21 al 23 novembre. Per l’elezione è necessaria la maggioranza assoluta dei voti. Se nessuno riuscirà a raggiungerla si andrà al ballottaggio il 28 dicembre.
CHI VOTA. Possono votare i cittadini che si sono iscritti in tempo alle liste elettorali. L’iscrizione era unica per le legislative e le presidenziali, dunque risultano registrati gli stessi elettori che lo risultavano per il 26 ottobre. Gli iscritti al voto sono oltre 5,2 milioni, di cui 300mila residenti all’estero, su un corpo elettorale stimato fra 7 e 8 milioni di tunisini (la popolazione totale è invece di 10,7 milioni di persone). Secondo l’Isie (Instance supérieure indépendante pour les élections), cioè l’organismo indipendente incaricato di organizzare le elezioni, si tratta di un numero “soddisfacente viste le circostanze sociali, economiche, politiche e di sicurezza in cui si sono svolte le operazioni di iscrizione”. Il riferimento è probabilmente anche al fatto che il periodo di iscrizione è coinciso con il mese di Ramadan e con le vacanze estive.
I PROBLEMI PER IL VOTO ALL’ESTERO. Alle ultime legislative sono stati registrati diversi problemi per chi votava all’estero, dove si votava dal 24 al 26 ottobre, e anche in Italia. Molti elettori, pur essendosi iscritti regolarmente, non hanno trovato il loro nome sui registri di voto oppure si sono ritrovati registrati in seggi diversi da quelli nei quali si erano iscritti, con il risultato che molti non hanno potuto votare. A seguito delle segnalazioni da parte degli osservatori dei seggi, dal 2 all’8 novembre in via eccezionale l’Isie, in vista delle presidenziali, ha dato la possibilità ai residenti all’estero di richiedere il cambio del proprio seggio di voto o, per chi non avesse proprio trovato il suo nominativo nei registri, di dimostrare la regolarità della propria iscrizione al voto. Le domande presentate all’Isie sono state circa 8mila, ma solo 846 di queste sono state accettate. In Italia i cittadini registrati per votare, secondo il dato aggiornato a subito prima delle legislative, erano 54.478, in calo rispetto ai 63.581 iscritti delle elezioni del 2011.
I CANDIDATI ALLE PRESIDENZIALI. Il mandato presidenziale dura cinque anni. I candidati sono 27: erano stati in 70 a proporsi, ma l’Isie ha accettato solo 27 candidature. Cinque concorrenti si sono però ritirati nelle ultime settimane. Fra i politici in corsa per la presidenza spicca Béji Caid Essebsi, 87 anni, ex premier e candidato unico del partito centrista Nidaa Tounes, che ha vinto alle legislative. Il partito islamico Ennahda, invece, non ha presentato alcun nome. Altro candidato di peso è Mustapha Kamel Nabli, ex governatore della Banca centrale di Tunisia, che però molti accusano di essere troppo vicino a istituzioni come la Banca centrale europea (Bce) e il Fondo monetario internazionale (Fmi). Candidato anche Hamma Hammami, 62 anni, per il Fronte popolare dei due politici assassinati nel 2013, Chokri Belaid e Mohamed Brahmi. E una sorpresa potrebbe arrivare dal sempre più popolare Slim Riahi, da alcuni ribattezzato il Berlusconi tunisino, proprietario di una squadra di calcio e leader dell’Unione patriottica libera (Upl) risultata terzo partito con 16 seggi. Una sola donna fra le candidature: si tratta di Kalthoum Kannou, magistrato, che si presenta come candidato indipendente ed è la prima donna della storia della Tunisia a correre per la presidenza. Tra gli sfidanti anche alcune personalità del vecchio regime di Ben Ali: tra queste l’ultimo ministro degli Esteri di Ben Ali, Kamel Morjane, candidato con il suo partito Al Moubadara (‘L’iniziativa’ ndr), emanazione del partito di Ben Ali ‘Rassemblement constitutionnel democratique’ (Rcd) dissolto subito dopo la rivoluzione. Nel 2011 Morjane si era scusato con i tunisini per avere accettato di servire sotto Ben Ali, assicurando di non avere avuto alcuna responsabilità delle pratiche autoritarie del regime.
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