Il Cairo (Egitto), 2 dic. (LaPresse/Xinhua) – Una Corte egiziana ha condannato a morte 188 persone accusate dell’uccisione di 11 poliziotti durante le violenze esplose nelle proteste pro Morsi seguite alla destituzione del presidente Mohammed Morsi il 3 luglio del 2013. Precisamente i 188 imputati sono stati condannati dalla Corte di Giza per quello che viene definito “massacro di Kerdasa”, risalente al 14 agosto 2013, quando decine di sostenitori di Morsi fecero irruzione nella principale stazione di polizia del distretto di Kerdasa, nel governatorato di Giza, uccidendo 11 poliziotti e due passanti. Quell’assalto avvenne poco dopo che le forze di polizia avevano attaccato due accampamenti di pro Morsi, al Cairo e Giza, per sgomberarli con la forza. A settembre del 2013 le forze di polizia attaccarono Kerdasa, roccaforte degli islamisti, e arrestarono 188 persone, che furono accusate di omicidio, terrorismo e danneggiamento di beni pubblici. Si tratta di decisioni preliminari perché adesso passeranno al Grand muftì, che è il più alto rappresentante della giustizia egiziana, per un’opinione legale prima che divengano esecutive.
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