Tunisi (Tunisia), 21 dic. (LaPresse/AP) – Per la terza volta in appena due mesi i tunisini tornano alle urne, stavolta per il ballottaggio con cui sceglieranno il prossimo presidente della Tunisia. Per i residenti all’estero il voto è cominciato già venerdì, ma in madrepatria la giornata elettorale è in corso oggi, con i seggi aperti dalle 8 alle 18 ora italiana. I risultati sono attesi a partire dalle 21 ora italiana mentre quelli ufficiali arriveranno entro le 48 ore successive. Per gli elettori si presenta una scelta fra Beji Caid Essebsi, 88enne che ha già ricoperto incarichi sotto Habib Bourguiba e sotto Zine el-Abidine Ben Ali, e il presidente uscente Moncef Marzouki, 75 anni, attivista per i diritti umani.
I sondaggi danno in leggero vantaggio Essebsi. Al primo turno, che si era tenuto lo scorso 23 novembre, si erano presentati 27 candidati, ma nessuno è riuscito ad affermarsi in modo netto evitando il ballottaggio: Essebsi aveva ottenuto il 39,46% dei voti, mentre Marzouki era arrivato al secondo posto fermandosi al 33,43%. Nelle ultime due settimane di campagna elettorale i due si sono attaccati a vicenda. Secondo gli analisti entrambi i candidati hanno portato avanti campagne elettorali negative, enfatizzando cioè i pericoli derivanti dall’eventuale elezione dell’avversario. “Entrambi puntano la loro campagna sulla paura”, sostiene Kais Saied, che insegna diritto costituzionale all’università di Tunisi. In base alla nuova Costituzione tunisina, approvata a gennaio, il presidente sarà responsabile di sicurezza, difesa e affari esteri.
Il voto giunge a pochi giorni dal quarto anniversario dell’autoimmolazione del venditore ambulante Mohamed Bouazizi, che dandosi fuoco il 17 dicembre del 2010 a Sidi Bouzid accese la miccia della Primavera araba dando il via alle proteste che portarono alla caduta di Ben Ali. Su queste elezioni presidenziali peserà molto l’eredità della rivoluzione: alla rivolta, infatti, è seguito un periodo di difficoltà economiche e instabilità politica. E fra le questioni calde da affrontare c’è quella del terrorismo: mercoledì è stato diffuso in rete un video in cui alcuni jihadisti, con alle spalle una bandiera dello Stato islamico (ex Isil o Isis), rivendicano gli omicidi del 2013 dei due politici di opposizione Chokri Belaid e Mohamed Brahmi, e minacciano i tunisini in vista del voto.
Alle legislative di ottobre, con cui è stato eletto il primo Parlamento dopo la Rivoluzione dei gelsomini (nel 2011 infatti non era stato eletto un Parlamento ma un’Assemblea costituente), molti tunisini hanno voltato le spalle al partito islamista Ennahda. Vincitore indiscusso delle elezioni post rivoluzione del 2011, a ottobre Ennahda si è affermato invece come secondo partito dopo Nidaa Tounes, guidato da Essebsi, e per la formazione del governo si attende l’esito delle presidenziali. Ennahda non ha un suo candidato per il Palazzo di Cartagine e ha lasciato libertà di scelta al suo elettorato, ma è atteso che i suoi sostenitori votino per Marzouki, soprattutto per il timore di un ritorno al passato, quando gli islamisti venivano spesso imprigionati.
Quello che molti sottolineano come un problema è che, se Nidaa Tounes dovesse trionfare alle presidenziali, il partito controllerebbe tutte le leve del potere, cioè governo e presidenza. D’altra parte, se venisse eletto Marzouki si avvierebbe un’inevitabile collisione fra presidenza e Parlamento.
Essebsi ha puntato sulla promessa di ripristinare quello che definisce “il prestigio dello Stato”, evocando l’eredità del padre della Tunisia moderna, Habib Bourguiba, che aveva promosso l’istruzione e fatto avanzare la classe media, tollerando però molto poco l’opposizione. Il leader di Nidaa Tounes dipinge i tre anni di presidenza Marzouki come un disastro, accusandolo di avere aperto la strada agli attacchi terroristici nel Paese. Sottolinea inoltre il sostegno di Marzouki agli islamisti di Ennahda (il partito Cpr di Marzouki è stato al governo con Ennahda dopo la rivoluzione).
Dal canto suo Marzouki avverte che Essebsi farebbe ritornare la Tunisia a un governo autoritario sullo stile di quello di Ben Ali. E sostiene anche che Essebsi, con i suoi 88 anni, sia troppo anziano per stare al potere.
Il sostegno ai due candidati ha anche una suddivisione geografica. Il ricco nord e le regioni costiere appoggiano Essebsi, che è originario di Sidi Bou Said, cioè della zona costiera da cui tradizionalmente proviene la classe politica. Il sud relativamente impoverito e le zone interne appoggiano invece Marzouki e la sua proposta di cambiamento.
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