Gerusalemme, 28 gen. (LaPresse) – È sempre più tesa la situazione al confine tra Israele e Libano, dopo un primo scontro a fuoco avvenuto ieri nella zona delle alture del Golan. E torna lo spettro della guerra del 2006, quella durata 34 giorni e costata la vita a oltre mille civili. Dopo un primo raid israeliano in Siria in risposta agli attacchi di ieri, che non avevano provocato vittime, oggi un missile anti-carro è stato lanciato dal Libano contro un veicolo militare israeliano nella zona del monte Har Dov, sulle cosiddette fattorie di Shebaa, vicino al confine tra i due Paesi. L’attacco, per cui Tel Aviv punta il dito contro il gruppo libanese Hezbollah, ha provocato la morte di due soldati israeliani e sette feriti. In risposta, l’esercito di Israele ha attaccato il sud del Libano sia via terra con colpi di artiglieria, sia con raid aerei. Nello scambio di colpi ha perso la vita un soldato spagnolo, membro del contingente Unifil dell’Onu.
Le nuove tensioni giungono a 10 giorni dall’episodio del 18 gennaio, quando un attacco aereo di Israele in Siria, vicino al Golan, aveva colpito un convoglio di Hezbollah uccidendo diversi guerriglieri del gruppo libanese e un generale della Guardia rivoluzionaria dell’Iran, Mohammed Allahdadi. Fra i membri di Hezbollah uccisi c’erano un comandante e il figlio dell’ex leader militare del gruppo, Imad Moughniyeh. Sia le Guardie rivoluzionarie iraniane, sia il gruppo libanese Hezbollah avevano promesso vendetta per i morti. Dopo quell’episodio soldati e civili nel nord di Israele e nelle Alture del Golan hanno elevato l’allerta e Tel Aviv ha dispiegato un’unità dell’Iron Dome, intercettore di razzi, vicino al confine con la Siria. Israele ha sottratto il controllo del Golan alla Siria nella guerra del 1967. Durante i quattro anni di guerra civile in Siria colpi di mortaio e razzi hanno colpito le Alture diverse volte.
L’escalation di violenze ha provocato la dura reazione dei leader dei Paesi coinvolti. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso che i responsabili degli attacchi sulla frontiera tra Israele e Libano pagheranno il prezzo delle proprie azioni e ha puntato il dito direttamente contro Teheran. “Da tempo – ha dichirato – l’Iran cerca di creare, attraverso Hezbollah, un fronte terrorista aggiuntivo contro di noi sulle alture del Golan. Agiremo con determinazione e responsabilità contro questi intenti”. Netanyahu ha quindi convocato una serie di consultazioni con il capo della sicurezza sulla possibilità di un’ulteriore risposta agli attacchi di Hezbollah.
Intanto il presidente israeliano Reuven Rivlin ha annunciato che anticiperà di due giorni il ritorno in patria da New York, dove si trovava per le commemorazioni dei 70 anni dall’apertura dei cancelli di Auschwitz. Dal canto suo il premier libanese Tammam Salam ha sottolineato che il governo di Beirut “conferma il proprio impegno per la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza” dell’Onu e si è detto preoccupato per la situazione nel sud del Libano, puntando il dito contro il governo di Tel Aviv.
Sugli attacchi di Hezbollah ha parlato anche Washington, con la portavoce del dipartimento di Stato, Jen Psaki. Gli Usa, ha fatto sapere, condannano “l’atto di violenza” di Hezbollah contro Israele e chiedono alla parti di evitare azioni che possono portare a una escalation della situazione. La Lega araba invece ha puntato il dito contro Israele, condannando le incursioni e gli attacchi nelle aree contese e chiedendo al governo di Tel Aviv di assumersi le sue responsabilità. Elaraby, ha riferito la Lega araba in una nota, ha parlato al telefono con il ministro degli Esteri libanese, Gebran Basil, e ha offerto il sostegno dell’organizzazione. Il segretario ha espresso la sua “profonda preoccupazione” per le tensioni e l’escalation della violenza nella zona e ha sottolineato la necessità di agire rapidamente per fermare gli attacchi israeliani contro il territorio libanese.
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