Mosca (Russia), 28 feb. (LaPresse/EFE) – Il leader russo dell’opposizione extraparlamentare Boris Nemtsov, assassinato ieri sera a Mosca con quattro colpi d’arma da fuoco, era uno dei principali critici nei confronti dell’ingerenza russa in Ucraina difesa dal leader del Cremlino Vladimir Putin. “Il partito della guerra dirige il Paese con Putin in testa”, aveva detto Nemzov durante una manifestazione a favore della pace in Ucraina.
Cinquantacinque anni, ex vicepremier sotto la presidenza di Boris Yeltsin, Nemtsov si è mostrato sempre contrario alla politica del Cremlino nella vicina Ucraina: sia in occasione della Rivoluzione arancione del 2004 animata anche dalla ex premier ucraina Yulia Tymoshenko, sia in occasione dell’annessione della penisola di Crimea a marzo dello scorso anno; e di recente si era anche schierato apertamente contro il sostegno di Mosca ai separatisti filorussi nell’est dell’Ucraina. In particolare aveva denunciato la presenza lì di migliaia di militari russi, accuse appoggiate da diversi difensori dei diritti umani ma sempre respinte dal Cremlino.
Fisico di formazione e di origini ebree, il leader d’opposizione cominciò la carriera politica poco prima della caduta dell’Unione sovietica nel 1991. Ad appena 32 anni fu nominato governatore della regione di Nizhni Novgorod, dove avviò un ambiziosio programma di riforme che ampliò la sua popolarità a livello nazionale. Fin dall’inizio fu considerato uno dei delfini di Boris Yeltsin, primo presidente democraticamente eletto della storia di Russia. Per questo nessuno restò sorpreso quando nel 1997 Yeltsin lo chiamò per ricoprire l’incarico di vicepremier e titolare dell’Energia. Allora molti analisti inclusero Nemtsov fra i candidati a sostituire Yeltsin, ma la sospensione degli stipendi nel 1998 fermò la sua brillante ascesa. Nemtsov si dimise e cominciò una serie di traversie tra le file dell’opposizione liberale, da allora più volte dall’elettorato russo.
Nonostante successivamente abbia ammesso il suo errore, nelle elezioni presidenziali di marzo del 2000 appoggiò la candidatura di Putin, che era stato nominato personalmente proprio da Yeltsin. Nel 2004 fu uno dei pochi politici russi a sostenere apertamente la Rivoluzione arancione in Ucraina e intervenne a diversi meeting di oppositori a Kiev, il che gli inimicò definitivamente il Cremlino. Dopo fu consigliere del nuovo presidente ucraino, Viktor Yuschenko, che diventò acerrimo nemico di Putin schierandosi a favore dell’ingresso di Kiev nella Nato.
Per molti anni partecipò attivamente all’organizzazione di proteste antigovernative contro l’involuzione della democrazia in Russia, ragion per cui fu arrestato più di una volta. Fu anche uno dei principali critici del processo contro la società petrolifera Yukos e il suo fondatore Mikhail Khodorkovsky, ora in esilio. Nel 2011 pubblicò insieme ad altri oppositori una relazione su Putin e sulla corruzione in cui denunciava l’arricchimento illecito massiccio della cerchia vicina al Cremlino.
Tutto cambiò a dicembre dello stesso anno con le denunce di frode alle elezioni parlamentari, dopo che più di 100mila persone scesero in strada a Mosca al grido di ‘Russia senza Putin’. Le proteste più grandi dalla caduta dell’Urss portarono nuova energia all’opposizione extraparlamentare russa e allo stesso Nemtsov. Nei mesi successivi criticò in modo duro il ritorno di Putin al Cremlino dopo i suoi quattro anni da premier e l’approvazione di una delle leggi contro la libertà di riunione e manifestazione.
Conosciuto per il suo carattere impulsivo, non ebbe dubbi a presentare denuncia contro Putin davanti ai tribunali, a difesa dell’onore, dopo che il titolare del Cremlino affermò in televisione che Nemtsov e altri liberali desideravano tornare al potere per rubare. I Giochi olimpici invernali di Sochi, di febbraio del 2014, considerati fra i principali lasciti di Putin, furono definiti da Nemtsov una delle più grandi truffe della storia della Russia. Dopo lo scoppio della crisi ucraina, Nemtsov criticò a più riprese il Cremlino per il suo appoggio alla sollevazione armata nelle regioni di Donetsk e Luhansk e organizzò varie marce a favore della pace. In alcune dichiarazioni che suscitarono polemica, Putin definì “traditori nazionali” quelli che, come Nemtsov, non vollero difendere gli interessi russi, in riferimento alla minoranza russofona presente in Ucraina.
Durante la marcia dell’opposizione che era in programma per domani a Mosca per protestare contro l’ingerenza russa in Ucraina, alla quale Nemtsov avrebbe dovuto partecipare, avrebbe presentato una relazione sulla presenza militare russa nel Paese vicino. A seguito dell’assassinio la marcia è stata cancellata e al suo posto si terrà nel centro di Mosca un corteo in ricordo di Nemtsov, al quale in base all’autorizzazione accordata dal Comune potranno partecipare fino a 50mila persone.
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