Mosca (Russia), 5 mar. (LaPresse/Reuters) – Il giorno prima di essere assassinato a Mosca il leader russo di opposizione Boris Nemtsov, durante un incontro con la sua stretta collaboratrice Olga Shorina, le scrisse su un bigliettino una informazione che non voleva dire a voce perché temeva che nell’ufficio ci fossero cimici dell’intelligence: “Alcuni paracadutisti di Ivanovo mi hanno contattato. 17 uccisi, non hanno dato loro soldi, ma adesso hanno paura di parlare”, si legge nell’appunto a penna blu su un foglio A4, che è stato mostrato a Reuters da Shorina. Con la donna quel giorno Nemtsov stava discutendo del report che stava preparando con indagini svolte personalmente sul sostegno di Mosca ai separatisti filorussi nell’est dell’Ucraina. Inoltre a un altro collaboratore, Ilya Yashin, aveva rivelato che intendeva intitolare il documento ‘Putin e la guerra’.

Shorina e altri collaboratori di Nemtsov riferiscono che la maggior parte del materiale che lui aveva raccolto sull’Ucraina proveniva da fonti pubbliche e non voleva rivelare alcuna informazione esplosiva, tuttavia Shorina conferma che nel corso delle ricerche il politico era stato contattato da parenti di un gruppo di soldati russi che, secondo Nemtsov, erano stati attivi nell’est dell’Ucraina e lui stava provando a convincerli a rendere pubblici i loro racconti. Si trattava appunto dei soldati che, stando al bigliettino di appunti di Nemtsov, erano di base a Ivanovo, città russa circa 300 chilometri a nordest di Mosca dove hanno sede le unità della 98esima divisione paracadutisti dell’esercito della Russia. “Manteneva contatti con loro”, dice Shorina, aggiungendo però che lei non sa in che modo e che comunque, insieme a un collega di Nemtsov, proverà a recuperare le informazioni che lui aveva raccolto e a pubblicare la relazione in un mese.

Per quanto risulta a Shorina, il politico assassinato finora era riuscito a stilare soltanto l’indice del suo dossier sulla presenza dei soldati russi in Ucraina. In passato Nemtsov aveva già pubblicato otto report, compresi alcuni sulla presunta corruzione legata alle Olimpiadi invernali di Sochi e sui beni di proprietà del presidente russo Vladimir Putin e della sua cerchia. Shorina dice che, come per le precedenti relazioni, Nemtsov aveva immagazzinato la maggior parte delle informazioni nella sua testa e poi gliele avrebbe dettate quando sarebbe stato pronto. Tuttavia un altro collaboratore, Ilya Yashin, dice di avere parlato con Nemtsov del report circa un giorno e mezzo prima dell’omicidio. “Mi ha detto che era in contatto con parenti di soldati russi uccisi lì e che stava pianificando un viaggio a Ivanovo per parlare con i genitori di quei soldati uccisi”, racconta Yashin. “Aveva detto che in un futuro molto prossimo avrebbe assemblato e messo in ordine prove e documenti che provavano direttamente la presenza dell’esercito russo sul territorio dell’Ucraina e, conseguentemente, avrebbe esposto le bugie del presidente Putin secondo cui non ci sono soldati russi lì”, prosegue Yashin, svelando che Nemtsova aveva anche deciso il titolo del report, cioè appunto ‘Putin e la guerra’. Secondo Shorina, Nemtsov aveva intenzione di pubblicare un milione di copie della sua relazione per raggiugere un pubblico che fosse il più ampio possibile.

Fonte Reuters – Traduzione LaPresse

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