Bruxelles (Belgio), 13 mag. (LaPresse/EFE) – La Commissione europea ha proposto un sistema di quote per distribuire fra gli Stati membri i richiedenti asilo che già si trovano nell’Ue, così come un meccanismo per accogliere 20mila rifugiati provenienti da Paesi terzi, nel biennio 2015-2016. Entrambi gli strumenti, che saranno dettagliati alla fine del mese, sono controllati da un sistema pesato su diversi fattori: situazione economica legata a Pil e tasso di disoccupazione, popolazione, dati sulla precedente accoglienza. Secondo questo criterio, l’Italia deve accogliere l’11,84% dei richiedenti asilo già presenti nell’Ue e il 9,94% dei 20mila previsti da Paesi terzi, vale a dire 1989 persone. L’Italia sarà il terzo Paese per numero di rifugiati accolti nel primo caso, il quarto in percentuale nel secondo.

Le percentuali maggiori, secondo l’Agenda europea sull’immigrazione pubblicata dalla Commissione europea, per i richiedenti asilo interni all’Ue, sono: Germania (18,42%), Francia (14,17%), Italia (11,84%), Spagna (9,10%), Polonia (5,64%), Olanda (4,35%), Portogallo (3,89), Romania (3,75%), Svezia (2,92%) (calcolati sulla base dei dati Eurostat, secondo quanto si legge nel documento). Per i rifugiati da Paesi terzi: Germania (15,43%, pari a 3.086 persone); Francia (11,87%, pari a 2.375); Regno Unito (11,54%, pari a 2.309); Italia (9,94%, pari a 1.989); Spagna (7,75%, pari a 1.549); Polonia (4,81%, pari a 962).

“Secondo i dati di Eurostat, nel 2014 il 72% delle richieste di asilo si è concentrata in cinque Stati membri: Germania, Svezia, Italia, Francia, Ungheria. Delle 626.065 richieste ricevute nel 2014, solo in 184.665 casi è stata concessa protezione, soprattutto nei cinque Paesi: Germania con 47.555 domande accolte, Svezia con 33.025, Francia con 20.640, Italia con 20.630, Regno Unito con 14.065 (dati Eurostat). “È una situazione insostenibile, che va rivista”, ha dichiarato il primo vice presidente della Commissione, Frans Timmermans, in conferenza stampa. “Dobbiamo trasformare in azioni le nostre parole sulla necessità di solidarietà”, ha sottolineato. L’Alta rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, ha definito la nuova strategia come la prova che “la risposta finalmente è europea”, non un problema di pochi Stati.

Tuttavia, Regno Unito, Irlanda e Danimarca potranno essere esclusi dall’applicazione delle nuove regole, perché hanno diritti particolari in materia di Giustizia e Interni, riconosciuti dai trattati Ue. “Sono questi tre Paesi che devono decidere se vogliono partecipare”, ha detto Timmermans, aggiungendo che oggi non resta che rispettare le norme comunitarie e confidare nella solidarietà tra i membri. Londra ha già chiarito che non parteciperà a un sistema obbligatorio. Intanto, l’Ue ha chiarito che il meccanismo delle quote è uno strumento provvisorio previsto dalle norme comunitarie e che entro la fine dell’anno arriverà a una proposta per creare un sistema definitivo.

L’altro mezzo previsto dall’Ue, già annunciato dai leader europei il 23 aprile, è triplicare la capacità delle operazioni di vigilanza di frontiera di Frontex (Triton e Poseidon) nel 2015 e 2016. Inoltre, 60 milioni di euro in fondi di emergenza andranno ai Paesi che più subiscono la pressione dei flussi migratori, mentre 30 milioni di euro saranno mobilitati per programmi di sviluppo e protezione regionali. Bruxelles vuole anche rafforzare la lotta al traffico di esseri umani, quindi propone mezzi destinati a trasformare questa attività in un reato ad alto rischio e basso rendimento, reagendo alla radice con cooperazione allo sviluppo e aiuti umanitari. L’Ue lavora anche a una operazione civile e militare per distruggere le imbarcazioni usate dagli scafisti, ma Mogherini ha ribadito che questa missione non può essere paragonata a un intervento in Libia, il Paese dove queste mafie sono più forti e attive. “Non stiamo assolutamente pianificando un intervento militare in Libia, ma una operazione navale per smantellare il modello di finanziamento delle mafie”, ha affermato.

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