Ankara (Turchia), 29 mag. (LaPresse/EFE) – La Corte costituzionale della Turchia ha stabilito che il matrimonio civile non è necessario per il rito religioso, decisione controversa che apre la porta al rischio di poligamia e nozze con minorenni. Lo ha riferito il quotidiano turco Hurriyet, affermando che 12 membri della Corte hanno votato a favore dell’abolizione della legge 230, che stabilisce pene fra i due e i sei mesi di prigione per gli imam che sposano coppie che non si sono prima unite civilmente. Le stesse sanzioni si applicano anche agli sposi. Secondo la Corte, queste disposizioni violano il principio di equità, poiché puniscono il matrimonio religioso senza l’unione civile ma non le coppie che vivono insieme senza sposarsi.

I quattro giudici che hanno votato contro la decisione hanno affermato che la sentenza avrà conseguenze negative per le donne, con svantaggi economici e legali, e che i matrimoni religiosi potrebbero trasformarsi in un’alternativa a quelli civili, il che minaccia la laicità del Paese. Secondo la sociologa turca Yildiz Ecevit, l’abrogazione della legge 230 è pericolosa perché faciliterà la poligamia e i matrimoni con minorenni, problemi che già esistono nella società turca. Ecevit ha poi aggiunto che le donne si troveranno senza tutele né diritti in caso di divorzio o separazione.

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