Roma, 4 giu. (LaPresse) – Sindaco di Istanbul, primo ministro per un decennio e ora presidente. Recep Tayyip Erdogan, che i maligni chiamano il sultano, incarna il potere in Turchia almeno dagli anni Novanta, quando venne eletto a guidare il municipio di Istanbul, la città più importante della penisola anatolica. Il presidente, eletto nel 2014 con il 51,79% dei voti, guarda con speranza alle elezioni di domenica prossima, che disegneranno un Parlamento che potrebbe aiutarlo a diventare il vero padrone della Turchia. Erdogan è stato primo ministro della Turchia dal marzo 2003 all’agosto 2014. Il suo delfino, Ahmet Davutoglu, lo ha sostituito nel ruolo di premier e adesso dovrebbe essere confermato come primo ministro dalle consultazioni popolari. Con i numeri giusti al Parlamento, poi, Erdogan e Davutoglu potrebbero cambiare la Costituzione e rendere la figura del presidente meno simbolica e più vicina all’esecutivo.
In passato le idee religiose di Erdogan erano più nette. Nel 2001, abbandonate le posizioni più oltranziste, ha fondato il partito per la Giustizia e lo sviluppo (Akp), portandolo alla vittoria per ben tre volte: nel 2002, 2007 e 2011. Ora, eletto alla più alta carica dello Stato, ha lasciato anche il partito nelle mani del premier Davutoglu. Erdogan, 61 anni, punta forse a restare al potere per almeno un altro decennio: ha preparato una ‘visione per il 2023’, quando cadrà il centesimo anniversario della creazione della repubblica turca voluta da Kemal Ataturk. Gli obiettivi da raggiungere entro quella data non sono pochi: una soluzione con i ribelli curdi, negoziati per entrare in Unione europea, strade e infrastrutture per rendere la Turchia più moderna. Nei suoi 12 anni al potere, i risultati non sono mancati: l’economia turca è triplicata di dimensione.
Ma la storia politica del presidente turco è tutt’altro che limpida. E’ salito alle cronache per aver ordinato il blackout dei social media nel Paese e la censura per alcuni media. Erdogan è stato anche accusato di alto tradimento in uno scandalo, scoppiato ad inizio 2014, dai contorni ancora oscuri: una serie di camion avrebbero attraversato la Turchia per arrivare in Siria, trasportando armi da usare nella guerra civile. Non sono mancate le polemiche sul suo stile di vita, alle quali Erdogan ha risposto prontamente: “Venga a cercare un bidet d’oro nel mio palazzo”, ha detto al suo rivale, il socialista Kemal Kilicdaroglu.