Milano, 24 giu. (LaPresse/Finanza.com) – Il Pil degli Stati Uniti nel primo trimestre è calato dello 0,2%. E’ questa la lettura definitiva, dopo che le prime stime parlavano di +0,2%, mentre la seconda stima di -0,7%.
A guidare la rimonta è stata la spesa dei consumatori, il carburante che fa girare il motore statunitense, passata dal +1,8 al +2,1% in scia di consumi più elevati in tre ambiti: cene fuori casa, cibo da asporto e servizi legati ai trasporti. Meglio del previsto anche gli investimenti privati, passati dal +0,7 al +2,4% grazie alla revisione del dato relativo il comparto delle costruzioni e le scorte. Meglio del previsto, anche se sempre negativo a causa del superdollaro, il dato relativo l’export, passato dal -7,6 al -5,9 per cento, mentre le importazioni sono salite dal +5,6 al 7,1%. Per quanto riguarda l’andamento dei prezzi, il PCE (Personal Consumption Expenditures, l’indice dei prezzi al consumo utilizzato dalla Banca centrale) segna un calo del 2% annuo anche se il dato “core”, quello calcolato al netto delle componenti generalmente più volatili (prodotti alimentari ed energetici), nei primi tre mesi dell’anno ha evidenziato un +0,8%.
Nel complesso, l’economia statunitense ha registrato una frenata decisamente brusca rispetto al quarto trimestre del 2014, quando era stato rilevato un +2,2%. “La flessione – riporta la nota del Bureau of Economic Analysis – riflette il calo del PCE e quello delle esportazioni, degli investimenti fissi non residenziali e della spesa pubblica locale, in parte compensati dalla ripresa degli investimenti in scorte da parte dei privati, dalla spesa pubblica federale e dal rallentamento delle esportazioni”.