dal nostro inviato Fabio De Ponte

Bruxelles (Belgio), 25 giu. (LaPresse) – Ancora due giorni di negoziati, per definire un accordo da sottoporre a una nuova riunione dell’Eurogruppo sabato. Prendono tempo le istituzioni creditrici, Fmi, Bce e Ue, e la Grecia, anche se tempo non ce n’è. Il 30, infatti, cioè martedì prossimo, scadono i termini per un nuovo pagamento da 1,6 miliardi di euro e in mancanza di un accordo scatterà il default. Per due giorni le parti sono state a negoziare febbrilmente. Hanno iniziato ieri pomeriggio, con l’obiettivo di portare un risultato all’Eurogruppo (la riunione dei ministri delle finanze dell’area euro) di ieri sera. Niente da fare, allora ci hanno riprovato nella notte.

Ancora nulla, hanno sospeso per qualche ora di sonno e ripreso stamane. Poi ancora un Eurogruppo oggi, che si è concluso dopo meno di tre ore con un nulla di fatto. Inizialmente con una sospensione, per poi arrendersi all’evidenza: le parti erano troppo distanti.

Risultato: la crisi ha fatto irruzione al Consiglio europeo (tavolo intorno al quale si incontrano i capi di Stato e di governo), dove il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem – anche se la questione non era ufficialmente in agenda – è stato ospite per una dettagliata relazione sulla situazione. Ne ha fatto le spese il tema dell’immigrazione che, da primo argomento in programma nel pomeriggio, è slittato alla cena.

“Crisi scaccia crisi? Non credo”, aveva detto il premier italiano Matteo Renzi arrivando al vertice. Invece è andata proprio così. Sui motivi che hanno portato al fallimento del negoziato con la Grecia ognuno ha la sua versione. Fonti della Bce parlano di un Paese ellenico decisamente isolato, senza l’appoggio di nessuno, e di un ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schauble, nella parte del falco, che attacca il piano proposto dalle istituzioni creditrici come troppo accondiscendente nei confronti di Atene, sfidando persino la posizione della stessa cancelliera Angela Merkel. Diversa la versione, ovviamente, del titolare delle finanze greco, Yanis Varoufakis, secondo il quale più di un Paese all’Eurogruppo avrebbe espresso riserve sulle richieste di Fmi, Bce e Ue. E se il presidente del Parlamento Ue, Martin Schulz, parla di “sostanziali concessioni” ad Atene, e si dice “sicuro che si troverà un compromesso per la fine del mese, ma la Grecia deve fare un passo avanti”, fonti diplomatiche italiane individuano nel testo delle istituzioni una “concreta dimostrazione della volontà dei creditori di andare incontro alle difficoltà greche”. Il problema, spiegano, non è sui numeri, che sono vicini, quanto piuttosto sul fatto che non è chiaro se Atene riuscirà a garantire i risultati che promette. Il Fmi pretende, tra le altre cose, un allungamento dell’età pensionabile mentre l’esecutivo Tsipras assicura che basterà un aumento delle imposte.

Dijsselbloem ha parlato di nuovi negoziati, mentre fonti Bce sono apparse molto più tranchant: nell’istituto di credito europeo sembra prevalere l’idea di raccogliere ciò che dal loro punto di vista era ‘salvabile’ del documento greco e integrarlo nella proposta, piuttosto che riprendere a trattare sul testo.

Sia come sia, anche la situazione sul fronte che sta più a cuore all’Italia, quello dell’immigrazione, sembra piuttosto difficile.

L’ipotesi alla quale si lavora è quella di fissare il numero di 40mila migranti da ricollocare tra i Paesi europei ma senza definire subito quanti in ciascun Paese, rinviando queta decisione di dettaglio a luglio. Secondo quanto riferiscono fonti diplomatiche del Consiglio Ue, questo sarebbe un modo di affrontare il problema per gradi.

La cosa sembrava fatta, ma in serata i toni alla riunione si sono decisamente accesi: “Se non siete d’accordo su 40mila non siete degni di chiamarvi Europa”, avrebbe detto Renzi ai leader Bruxelles, secondo quanto riferiscono fonti del vertice. Uno scontro definito da uno dei presenti “violento”, ai quali Renzi avrebbe detto: “Se questa e la vostra idea di Europa, tenetevela. O c’è solidarietà, o non fateci perdere tempo”.

“Ho pianto per il muro di Berlino – avrebbe aggiunto – ho pianto per Srebrenica. Credo in un ideale. Non accetterò mai un compromesso al ribasso”. La possibilità che alla fine del vertice sia approvata la cifra dei 40mila appare molto in bilico.

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