Torino, 26 giu. (LaPresse) – Giornata di terrore dalla Francia alla Tunisia al Kuwait. In mattinata l’attentato a una fabbrica di gas industriale a Saint-Quentin-Fallavier, nel dipartimento francese di Isere; poi poco prima di mezzogiorno l’attacco a due hotel a Sousse, in Tunisia; infine il kamikaze che si è fatto esplodere davanti a una moschea sciita in Kuwait durante la preghiera del venerdì. Attacchi che non sembrano avere molti elementi in comune l’uno con l’altro ma che risultano legati dal filo rosso del terrorismo. “Tunisia, Kuwait, Francia: Europa e mondo arabo uniti come vittime e nella risposta. I terroristi vogliono dividerci, invece ci uniscono sempre di più”, ha commentato a caldo l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini. Condanna a livello internazionale: la Casa Bianca, a proposito dei tre Paesi, ha parlato di atti di terrorismo “atroci”. E non è mancato il commento da parte dell’Italia, tramite il premier Matteo Renzi e il presidente Sergio Mattarella. “L’Italia abbraccia governi e popoli di Francia, Kuwait, Tunisia. Tutti uniti contro l’odio e il terrore”, ha scritto Renzi su Twitter, mentre Mattarella ha detto che bisogna sentirsi tutti colpiti e aumentare l’azione comune contro il terrorismo.
TUNISIA: STRAGE DI TURISTI A TRE MESI DAL BARDO. In Tunisia i turisti sono tornati nel mirino a tre mesi dall’attacco al museo del Bardo di Tunisi. Due uomini armati di granate e kalashnikov hanno aperto il fuoco sui turisti in due hotel di Sousse, nella zona di port El Kantaoui. L’ultimo bilancio, fornito dal ministero della Sanità, è di 37 morti e 36 feriti. Tra i morti c’è uno dei due attentatori, che è stato ucciso dalle forze di sicurezza. Il secondo aggressore è stato invece arrestato circa due ore dopo l’attacco all’imbocco dell’autostrada a Sousse. Secondo quanto è stato possibile ricostruire dal racconto di alcuni testimoni, i due aggressori sono giunti via mare a bordo di un gommone e uno dei due nascondeva il kalashnikov nell’ombrellone che portava in mano. Tra le vittime, stando al governo tunisino, ci sono sicuramente, oltre che tunisini, turisti di Regno Unito, Belgio e Germania. L’unità di crisi della Farnesina sta verificando per accertare l’eventuale coinvolgimento di italiani e, per farlo, sta collaborando con l’ambasciata d’Italia a Tunisi.
L’ATTACCO DEL 2013 A SOUSSE. Nell’attacco del Bardo, del 18 marzo 2015, erano rimaste uccise 24 persone, fra cui 21 turisti, quattro dei quali italiani. E non è la prima volta che avviene un attentato sulla spiaggia di Sousse: il campanello d’allarme era suonato già il 30 ottobre 2013, quando nello stesso giorno quasi contemporaneamente a Sousse un attentatore suicida si era fatto saltare in aria sulla spiaggia senza provocare vittime, e a Monastir era stato fermato un 18enne con uno zainetto pieno di esplosivo mentre era in coda al mausoleo di Habib Bourguiba. Allora il ministero dell’Interno fece sapere che si trattava di salafiti dediti alla jihad. A proposito degli attentatori di oggi, invece, la radio tunisina Mosaique FM ha diffuso dei dettagli su quello che è stato ucciso: si tratterebbe di Seifeddine Rezgui, 23 anni, studente originario del governatorato di Siliana. Stando alla radio, il giovane frequentava dei corsi in una moschea che era fuori dal controllo dello Stato ed era a contatto con dei salafiti nella città di Kairouan.
FRANCIA: ATTACCO IN ISERE, TESTA DECAPITATA E BANDIERE ISLAMISTE. E la paura torna anche in Francia, a oltre cinque mesi di distanza dagli attentati dei fratelli Kouachi al settimanale satirico Charlie Hebdo. Stamattina delle esplosioni sono state udite nella fabbrica di gas industriale Air Products a Saint-Quentin-Fallavier, a una trentina di chilometri da Lione. Sul posto è stato ritrovato un cadavere decapitato, accanto a bandiere islamiste. Sulla testa mozza c’erano iscrizioni in arabo. Sul caso ha avviato un’indagine la sezione antiterrorismo della procura di Parigi per “omicidio e tentato omicidio in banda organizzata in relazione a un atto terrorista”.
I TRE ARRESTATI. Tre gli arresti effettuati finora in relazione all’attacco. Una persona è stata fermata subito dopo: pare si tratti del responsabile, identificato dal ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve come Yassine Salhi, di 35 anni, che era stato tenuto sotto osservazione dai servizi dal 2006 al 2008 per presunti legami con movimenti salafiti. Successivamente sono stati arrestati anche la moglie (che con il marito e i tre figli viveva da circa sei mesi nella cittadina di Saint-Priest) e una terza persona, il cui ruolo non è ancora chiaro e che in mattinata era stata vista aggirarsi nei pressi della fabbrica in modo sospetto. Nessuna conferma, al momento, della notizia circolata inizialmente secondo cui l’attentatore durante l’attacco avrebbe dichiarato la sua appartenenza allo Stato islamico. Secondo quanto è filtrato da fonti vicine alle indagini, la vittima decapitata era il capo dell’attentatore e i due lavoravano in una ditta di consegne nella vicina Chassieu. L’impianto di Saint-Quentin-Fallavier, del gigante statunitense Air Products, è ritenuta “a basso rischio industriale” in base alla direttiva Seveso, che obbliga a identificare le zone industriali che si occupano del trattamento di prodotti chimici ritenuti pericolosi.
LA DINAMICA E IL POMPIERE CHE HA BLOCCATO L’ATTENTATORE. Le cose sarebbero andate come segue: il sospetto responsabile dell’attacco, Yasin Salhi, sarebbe arrivato nella fabbrica di Saint-Quentin-Fallavier a bordo di un furgone che aveva l’autorizzazione necessaria ad accedere; dentro il mezzo aveva già il cadavere del suo capo, che aveva probabilmente ucciso la mattina stessa; una volta entrato, ha lasciato la testa del cadavere decapitato sopra una palizzata insieme a bandiere con iscrizioni legate all’islam e ha poi deposto il corpo a una decina di metri. A quel punto si è diretto all’ingresso dell’azienda e, dopo avere ammonticchiato delle bombole di gas, vi ha fatto schiantare contro il furgone. A bloccare l’attentatore è stato un pompiere: vicino alla sede della fabbrica si trova infatti una stazione dei vigili del fuoco, i quali sono subito accorsi una volta udito il boato. “Non c’è dubbio che si tratta di un attentato terroristico”, ha detto il presidente francese François Hollande commentando a caldo da Bruxelles, da dove è ripartito in anticipo per rientrare a Parigi.
ISIS ATTACCA MOSCHEA SCIITA IN KUWAIT. Infine, in pieno Ramadan, un kamikaze si è fatto esplodere davanti a una moschea sciita nella capitale del Kuwait mentre i fedeli erano riuniti per la preghiera del venerdì. Il bilancio più aggiornato, fornito dalla tv di Stato, è di 25 morti e 202 feriti. Lo Stato islamico, con un post pubblicato sui social network ha rivendicato l’attentato.
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