Atene (Grecia), 29 giu. (LaPresse) – Alexis Tsipras è tornato a parlare in pubblico questa sera nel corso di un’intervista mandata in onda dall’emittente nazionale Ert. Dure le sue parole nei confronti dei creditori e al tempo stesso grande forza nel difendere la scelta di convocare un referendum sulla proposta avanzata dalle istituzioni internazionali e che il governo greco respinge con forza.
“Maggiore sarà la percentuale del ‘no'” al referendum di domenica 5 luglio, “maggiori saranno le armi del governo greco per rilanciare i negoziati”, ha detto il primo ministro, leader di Syriza, il quale tuttavia si è detto convinto che i partner europei non vogliano cacciare Atene dall’euro “perché il costo sarebbe immenso, l’onere finanziario sarebbe enorme”.
Tsipras ha poi ripercorso i momenti in cui ha prima chiesto una proroga al programma di aiuti, in modo da poter arrivare almeno al referendum, e poi si è sentito dire di no dall’Ue. “Non li ho presi di sorpresa, ma sono rimasto io sorpreso il giorno seguente all’Eurogruppo. Quella sera pensavo di vedere la luce alla fine del tunnel, credevo nella proroga, il governo precedente l’aveva avuta”. Il premier ha raccontato di aver anticipato alla cancelliera Angela Merkel e al presidente francese François Hollande la decisione del Gabinetto di Atene di convocare un referendum sulla proposta dei creditori e di “non aver ricevuto” da parte loro “una risposta negativa”. “Ho chiesto una proroga e nessuno quella sera mi ha detto che non ci sarebbe stata alcuna proroga”, ha quindi sottolineato.
Pur puntando il dito contro le istituzioni internazionali che a suo avviso vogliono bloccare ogni visione politica diversa dalla loro, il premier greco ha voluto mantenere aperta una porta. “Il mio telefono è acceso tutto il giorno. Chiunque mi chiamerà, io risponderò”, ha detto, ricordando che, se mai prima di domani dovesse arrivare “un accordo sostenibile”, allora Atene riuscirebbe anche a ripagare il debito con l’Fmi.
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