Atene (Grecia), 13 lug. (LaPresse/EFE) – Dopo l’accordo raggiunto a Bruxelles con i creditori l’attenzione si sposta sulle difficoltà interne della Grecia. Il premier Alexis Tsipras dovrà ora ottenere l’appoggio di Syriza, il suo partito, affinché il Parlamento approvi le riforme previste nel patto su richiesta dei leader europei. E intanto si apre un nuovo fronte: il partner della coalizione di governo, il leader dei Greci Indipendenti Panos Kammenos, ha dichiarato che il suo partito non può accettare l’accordo, precisando però che non uscirà dalla coalizione. Rientrando ad Atene dopo la maratona dell’Eurosummit Tsipras ha incontrato diversi collaboratori, fra cui il ministro delle Finanze Euclidis Tsakalotos, i ministri di Stato Nikos Pappas e Alekos Flaburaris e il responsabile dell’Interno Nikos Voutsis. Tutto questo mentre per stasera sono in programma proteste nel centro di Atene contro l’accordo.

Alcuni membri di Syriza si sono già mostrati apertamente contrari ad accettare misure che implichino l’austerità. Nella votazione di venerdì scorso, in cui il Parlamento doveva dare la luce verde all’esecutivo per continuare i negoziati dopo il referendum, è emerso chiaramente che molti deputati di Syriza non avrebbero accettato il piano. Allora infatti l’ok dell’aula passò con un forte appoggio dei partiti di opposizione, dal momento che si registrarono 17 defezioni di Syriza (8 astenuti, 7 assenti e due voti contrari), facendo di fatto perdere al governo la maggioranza vera e propria. Il gruppo parlamentare di Syriza si riunirà domani mattina presto per discutere dell’accordo e anche dei numeri: nel voto di venerdì, infatti, complessivamente c’erano stati 251 sì e 32 voti contrari (oltre a 8 astenuti e 9 assenti in totale) ma tra le file di Syriza, oltre ai 17 che non hanno contribuito alla maggioranza, ci sono 15 deputati che hanno votato sì ma turandosi il naso, e chiarendo di non essere in sintonia con le proposte.

Fra i deputati dissidenti di Syriza, come scogli principali si ergono la presidente del Parlamento, Zoe Konstantopoulou, e il ministro dell’Energia e rappresentante della Piattaforma di sinistra dentro Syriza, Panagiotis Lafazanis, che venerdì si erano entrambi astenuti. Scogli per l’importanza del ruolo che rivestono, che non è di semplici parlamentari. A questo punto tutti gli scenari restano aperti visto che sulle riforme si rischia l’implosione di Syriza, e fra questi scenari c’è anche quello di possibili elezioni anticipate, che il ministro del Lavoro Panos Skourletis ipotizza per quest’anno. Secondo l’idea di Skourletis, fino a quando non si terranno elezioni anticipate ci sono due possibilità: o si formerà a breve un nuovo governo con un’ampia coalizione, oppure si cercheranno di volta in volta appoggi dell’opposizione per riuscire a far passare le riforme concordate con l’eurozona.

Problemi in casa Syriza e nella coalizione di governo, ma non fuori. L’opposizione ha celebrato il raggiungimento di un accordo e tutti i partiti filo Ue lo hanno interpretato come necessario per garantire la permanenza nell’euro. Il presidente ad interim del partito conservatore Nuova democrazia, Vangelis Meimarakis, subentrato dopo le dimissioni di Antonis Samaras a seguito del referendum, ha detto che è il momento che la Grecia inizi un nuovo percorso in Europa. Il leader del partito centrista To Potami, Stavros Theodorakis, ha affermato che la Grecia ha ottenuto l’obiettivo di restare nell’eurozona e nell’Ue, nonostante l’accordo implichi “misure dolorose” e prefiguri “nuovi sacrifici” per il popolo greco. Plauso anche dal leader del partito socialdemocratico Pasok, Fofi Yenimata, che ha chiesto all’esecutivo di agire “rapidamente”, dicendo che “non c’è spazio per altri errori”.

In mezzo al terremoto politico, intanto, continua l’incertezza sulle banche, che sono ormai chiuse da 15 giorni. Gli istituti di credito dovrebbero rimanere chiusi almeno per qualche giorno e oggi la Bce ha deciso di non aumentare il limite della liquidità di emergenza (Ela) concessa alle banche greche, mantenendo il tetto congelato a 89 miliardi di euro.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata