Atene (Grecia), 19 set. (LaPresse) – Alexis Tsipras è stato eletto primo ministro della Grecia a gennaio 2015, all’età di 40 anni, sei anni dopo essere diventato il leader del gruppo della sinistra radicale Syriza. A otto mesi da quell’elezione, si ricandida nella nuova consultazione del 20 settembre.
Politico carismatico in patria e all’estero, acclamato in Europa come il leader di sinistra che mancava in molti Paesi, si è fatto notare anche per un appunto di stile: non indossa mai la cravatta. Tanto che il premier Matteo Renzi gliene ha regalata una, invitandolo a indossarla quando la crisi del debito fosse stata risolta. Pare quella cravatta non sia mai stata annodata.
Il suo primo gesto come premier a gennaio è stato la visita a un monumento che onora i comunisti greci uccisi durante l’occupazione nazista nel 1944. Una visita simbolica non solo per le sue posizioni politiche, ma anche perché il suo incarico è iniziato nel pieno della crisi legata al debito di Atene e al prestito di salvataggio, con la Germania maggiore creditrice. Dopo il referendum in Grecia da lui voluto, in cui i cittadini hanno appoggiato la sua posizione secondo cui i termini dell’accordo erano “insostenibili” e “umilianti”, ha siglato l’accordo con i creditori internazionali e si è dimesso subito dopo. Mentre il partito si ribellava, con i più radicali che si sono staccati formando un nuovo movimento, ha annunciato le elezioni poi fissate per il 20 settembre.
Le origini politiche di Tsipras sono decisamente lontane da quelle dei grandi partiti che storicamente hanno governato la Grecia. Nacque il 28 luglio 1974, quattro giorni dopo la caduta della giunta militare rimasta al potere per sette anni. Il padre era un ingegnere civile e la famiglia viveva vicino allo stadio Apostolos Nikolaidis.
In giovinezza, Tsipras era già tifoso della squadra di calcio Panathinaikos e sembrava più interessato allo sport che alla politica. La sua istruzione, intanto, avveniva nella scuola pubblica, a differenza della maggioranza dei politici greci formati in scuole private.
La svolta per lui è arrivata con l’iscrizione ai Giovani comunisti. Tra i suoi primi atti politici, guidò l’occupazione del suo liceo, nel 1990 quando aveva 16 anni, contro la privatizzazione della scuola voluta dal governo di centrodestra. Intervistato in tv, dimostrò attitudine a sfidare l’autorità: “Vogliamo il diritto di decidere da soli se saltare le lezioni”.
Fu a scuola che il futuro premier incontrò Peristera Baziana, detta Betty, che sarebbe poi diventata sua moglie con una cerimonia civile. Entrambi erano membri attivi dell’ala giovanile del partito comunista. Frequentarono l’Università politecnica di Atene, lui alla facoltà di Ingegneria civile e lei Ingegneria elettronica. Oggi, sposati, vivono nel quartiere popolare di Kypseli della capitale. Hanno due figli, Pavlos e Orpheas Ernesto.
Durante gli studi universitari ad Atene non abbandonò la politica. Nel 1999 divenne segretario del ramo giovanile del partito di sinistra Synaspismos, poi entrato in Syriza. Questo nome è l’acronimo in greco per Coalizione della sinistra radicale, movimento comprensivo di socialisti, maoisti, trotzkisti e verdi.
Nel 2006, all’età di 32 anni, la sua carriera politica segnò la svolta: ottenne inaspettatamente il 10,5% dei voti come candidato del partito a sindaco di Atene. Venne eletto leader di Syriza due anni dopo. Il suo approccio radicale nel 2010 ha portato a una scissione nel partito, quando l’ala più moderata ha creato la formazione Dimar.
Nel 2012 la sua ascesa è stata velocissima quando il suo partito, sino ad allora fermo tra il 3% e il 5% del sostegno, si è trasformato nella seconda forza politica del Paese. Ciò a fronte del duro programma di austerity imposto ad Atene dai creditori internazionali. Nei due anni e mezzo successivi ha conquistato la classe media ed è diventato il volto delle politiche anti-austerità. Ha lottato contro le imposizioni dei creditori internazionali, salvo poi firmarle nell’estate di quest’anno e annunciare nuove elezioni. Questa volta, Tsipras non si presenta come il rivoluzionario che metterà fine all’austerità o si opporrà alle privatizzazioni, ma come uno statista che intende dare umanità al programma di riforme che va di pari passo al terzo pacchetto di salvataggio.
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