dal nostro inviato Fabio De Ponte

New York (New York, Usa), 29 set. (LaPresse) – Una passeggiata sulla seconda strada, in silenzio, sorridenti, a respirare l’aria tiepida di fine settembre. Alexis Tsipras e la sua compagna Betty Batziana, si sono concessi qualche momento di relax ieri sera, terminati i lavori del primo giorno di dibattito generale dell’assemblea generale dell’Onu. Lui con la solita giacca blu e il colletto sbottonato, lei con una semplice camicia, passeggiavano a pochi isolati di distanza dal Palazzo di vetro. Betty è la compagna del premier greco fin dai tempi del liceo. Non sono sposati, da buona coppia progressista che contesta la rigida istituzione matrimoniale. Hanno due figli, Febo di cinque anni e Orfeo Ernesto (il secondo nome è un omaggio a Che Guevara) di tre. Intorno alla coppia presidenziale, quattro guardie del corpo.

L’aria che Tsipras respira qui a New York è piuttosto diversa da quella di Bruxelles. Un contesto più grande, nessun abbraccio soffocante della famiglia europea, nessun accerchiamento. Qui, forte del suo terzo successo alle urne, quello alle elezioni politiche che lo hanno confermato premier (dopo il referendum e la prima vittoria elettorale), si sente più forte. Tanto che, prendendo la parola domenica al summit sull’Agenda 2030, è sembrato tornare alla lotta di sempre: “Non possiamo – ha detto – parlare di cancellare la povertà se non parliamo di costruire stati sociali, invece di distruggerli. Dobbiamo allontanare da noi l’idea – ha aggiunto – che il mercato risolva tutti i problemi”.

E ancora: “Non possiamo parlare di un sistema fiscale solido a meno che i governi democraticamente eletti non conservino il diritto a decidere chi deve pagare. L’agenda 2030 può prendere forma solo in un ambiente che sostiene lo sviluppo, piuttosto che soffocarlo come è avvenuto negli ultimi 30 anni”.

La sera stessa, però, ospite dell’ex presidente Usa Bill Clinton, in un dibattito alla Clinton Global Initiative, aveva già cambiato completamente registro: “Sono qui per annunciare la nostra intenzione di riformare la pubblica amministrazione per creare un ambiente più favorevole agli investimenti“, aveva spiegato. “Il messagio che vogliamo dare agli investitori è ‘benvenuti in Grecia’. Ora c’è stabilità e abbiamo il mandato degli elettori a fare le riforme. Gli investitori non hanno niente da perdere ma tutto da guadagnare”. Nessuna contraddizione, però, tra le due cose, si era affrettato a spiegare: gli investitori garantiranno la crescita, che a sua volta offrirà stabilità, che a sua volta permetterà la democrazia.

“L’incontro col presidente Clinton – ha commentato ieri sera Tsipras a LaPresse – è stata una buona occasione”. Certo, ha fatto capire il premier greco, la strada sarà lunga: “Abbiamo molte sfide da affrontare – ha detto – ma stiamo cercando di attirare gli investimenti e siamo qui per spiegarlo”. Poche parole, una stretta di mano vigorosa, e un sorriso di congedo. Visto da qui, il futuro della Grecia forse appare al suo leader un po’ meno nero.

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