di Giampiero Gramaglia
Roma, 14 ott. (LaPresse) – La migliore Hillary di questa campagna – il giudizio è del Washington Post – vince il primo dibattito in diretta tv fra i cinque aspiranti alla nomination democratica per Usa2016 e allontana lo spettro di una candidatura alternativa del vicepresidente Joe Biden.
Anche Bernie Sanders, senatore del Vermont, il principale rivale della ex First Lady, se la cava bene. Sanders, indipendente e, per sua definizione, socialista, strappa un applauso al pubblico e a Hillary un “Grazie Bernie” con una stretta di mano, quando le offre un assist sull'”emailgate”, lo scandalo dell’utilizzo di un account privato quand’era segretario di Stato: “Permettetemi di dire qualcosa che non è di alta politica, ma ritengo che gli americani siano stanchi e stufi di sentire parlare di queste email quando ci sono milioni di persone che vivono in povertà. Parliamo di ciò che interessa agli americani”.
La prestazione di Hillary sul palco del Wynn Hotel di Las Vegas, trasmessa dalla Cnn e moderata da Anderson Coopera, giornalista vedette della tv all news, potrebbe indurre Biden a non scendere in lizza. Il vicepresidente, che ha seguito da casa il dibattito, è una sorta di ruota di scorta dell?establishment democratico, che giudica Sanders troppo a sinistra per essere un candidato credibile alla Casa Bianca. Ma se Hillary rilancia la sua campagna, dopo un’estate difficile, e si mette alle spalle l’emailgate, cavallo di battaglia degli attacchi dei repubblicani, la ruota di scorta potrebbe non servire.
La vittoria della Clinton nel dibattito, percepita a caldo da osservatori e media, è confermata dai sondaggi tra quanti l’hanno seguito e attenua le preoccupazioni sulla tenuta della sua popolarità. Resta da vedere se il successo si tramuterà, nei prossimi giorni, in un recupero di consensi tra i potenziali elettori democratici, dopo l’erosione registrata tra i progressisti (ad opera di Sanders) e i moderati (ad opera del “fantasma” di Biden). È stato un duello “civile”, senza colpi bassi e senza scintille, dominato dal fair play.
Episodio “cavalleresco” a parte, la Clinton, più pacata, e Sanders, più focoso, erano in dissenso quasi su tutto: il controllo delle armi, l’economia, la Siria, la sicurezza nazionale. Per molti americani, il dibattito in diretta sulla Cnn dal Wynn Hotel di Las Vegas in prima serata è stata l’occasione per “scoprire” Sanders, l’elemento sorpresa, finora, della campagna democratica.
L’andamento del dibattito fa pensare che il match Clinton-Sanders proseguirà nei prossimi mesi, mentre nessuno degli altri tre candidati s’è conquistato spazio e attenzione: gli ex governatori Lincoln Chafee e Martin O’Malley, e l’ex senatore Jim Webb hanno, del resto, indici di gradimento bassissimi.
La campagna democratica resta però condannata a svolgersi in sordina rispetto a quella repubblicana, dove i candidati alla nomination sono 15 e dove Donald Trump, l’attuale battistrada, tiene desta l’attenzione dei media con le sue sortite – durante il dibattito, lo showman rendeva pubblici smorfie e sbadigli; appena concluso, si è detto impaziente di confrontarsi con il campione democratico, come se lui avesse già la nomination in tasca.
Il prossimo appuntamento televisivo per gli aspiranti alla nomination democratica è il 14 novembre alla Drake University di Des Moines, in Iowa, il primo stato che l’anno prossimo, il 1° febbraio, sceglierà i delegati alla convention. Nel frattempo, ci sarà il terzo dibattito televisivo repubblicano – i primi due sono stati in agosto a Cleveland, Ohio, e in settembre a Simi Valley, California-. Entrambi i partiti hanno programmato sei confronti, prima dell’inizio delle primarie.
L’inizio del botta e risposta fra democratici è stato da copione: sul palco, in piedi, la mano destra sul cuore, i cinque protagonisti hanno ascoltato l’inno nazionale. Poi il moderatore ha aperto i giochi.
Occhi puntati sulla ex senatrice dello Stato di New York e sul senatore del Vermont. Sull’economia, Hillary si definisce una progressista “concreta” che non guarda alla convenienza, mentre Sanders, socialista, vuole distribuire la ricchezza “in mano all’1% degli americani al restante 99%, creando una società più equa”. Sanders cita i paesi del Nord Europa dove tasse più alte corrispondono a migliori servizi sociali; Hillary replica “Ma qui non siamo in Danimarca”, però condivide che “i più ricchi paghino il giusto”. Si discute pure di immigrazione, sanità, finanza, libertà degli scambi.
Sul controllo della vendita delle armi, invece, Hillary vuole limitare la portata dell’emendamento della Costituzione che ne consente il possesso, mentre Sanders, che proviene da uno Stato rurale e libertario, non è in linea con il presidente Obama e la sua campagna anti-armi. E Hillary ricorda che Sanders votò a favore dell’immunità dei produttori e dei rivenditori.
Sulla politica di sicurezza e sulla Siria, Hillary considera le armi nucleari la principale minaccia e mostra i muscoli ai russi: “Non accetteremo che Putin crei il caos in Siria? (dove, del resto, c’è già). Sanders appare meno a suo agio sui temi internazionali.
Altro punto di frizione, Edward Snowden, l’uomo che ha rivelato molti segreti dell’intelligence americana: Sanders lo difende; per Hillary, che difende il Patriot Act, deve pagare per quanto fatto.
La Clinton, che si presenta come ex first lady, madre e nonna, nota che un presidente donna sarebbe un grande cambiamento per gli Stati Uniti (“La differenza che c’è tra me e Barack Obama? Io sono una donna”) e dice di non volere un voto per il suo nome, mentre il marito, l’ex presidente Bill, twitta “merita di essere presidente” e diffonde foto del dibattito.