Ankara (Turchia), 24 nov. (LaPresse/EFE) – Un cacciabombardiere russo Su-24 è stato abbattuto stamattina dalla Turchia in una zona al confine tra Siria e Turchia, intorno alle 9.20 ora locale. Ankara assicura che l’aereo, caduto in territorio siriano nella provincia di Latakia, è stato abbattuto perché aveva violato il suo spazio aereo e dopo ripetuti avvertimenti, 10 per l’esattezza. Ma Mosca smentisce questa versione e, tramite il ministero della Difesa, fa sapere che il suo aereo “per l’intera durata del volo è stato esclusivamente sul territorio siriano” e “questo è stato registrato da affidabili metodi di monitoraggio”. Incerta la sorte dei due piloti che erano a bordo del jet militare russo: secondo l’emittente Cnn Turk uno è morto e l’altro è stato catturato da ribelli turcomanni anti Assad attivi nella zona.
Il premier turco, Ahmet Davutoglu, ha ordinato al ministero degli Esteri di consultare Nato e Nazioni Unite sugli ultimi sviluppi relativi all’accaduto lungo il confine con la Siria. Inoltre la Nato, su richiesta della Turchia, ha convocato per oggi pomeriggio una riunione straordinaria del Consiglio del Nord Atlantico, massimo organo decisionale composto dagli ambasciatori dei 28 Paesi alleati. Dal Cremlino, intanto, il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dmitry Peskov, ha detto che l’abbattimento del jet è “un fatto molto grave”, aggiungendo però che è ancora presto per saltare a delle conclusioni “senza avere informazioni complete”.
L’aereo è caduto precisamente in una zona nota come ‘Montagna turcomanna’, nella provincia siriana di Latakia, in corrispondenza della provincia turca di Hatay oltre la frontiera. L’area è circa 40 chilometri a nordest della città portuale di Latakia, dove si trova una base aerea russa. Qui da ieri proseguono combattimenti fra il regime siriano e le milizie turcomanne anti Assad, che sono sostenute da Ankara. Stamattina le milizie turcomanne avevano riconquistato tre colline e sono ancora in corso combattimenti intorno a una quarta collina, riporta Cnn Turk. Esperti citati dalla stessa emittente ritengono che il cacciabombardiere russo abbia potuto attraversare una “protuberanza” di terreno turco di appena tre chilometri di ampiezza che si trova nell’estremità meridionale della provincia turca di Hatay, vicino a dove proseguono i combattimenti fra turcomanni e truppe di Damasco.
A proposito dei due piloti, la cosa certa è che si sono lanciati con i paracadute prima dello schianto del jet. A riferirlo sono stati tanto i media turchi quanto il ministero della Difesa russo. Non è stata invece confermata ufficialmente la notizia, diffusa da fonti dei ribelli siriani e riportata da Cnn Turk, secondo cui uno dei piloti sarebbe morto e l’altro sarebbe stato catturato dai ribelli turcomanni. Poco dopo l’abbattimento dell’aereo due elicotteri militari russi si sono avvicinati alla zona per cercare i piloti, ma i miliziani turcomanni non hanno dato loro il permesso di atterrare, hanno riferito le fonti a Cnn Turk. Inoltre, fra 20 e 25 minuti dopo l’incidente, è cominciato un intenso bombardamento russo sulla zona.
I turcomanni, minoranza siriana di lingua turca, godono dell’appoggio della Turchia e si oppongono al presidente siriano Bashar Assad, mentre gli aerei russi sostengono il regime di Assad, il che rende questo incidente ancora più complesso dal punto di vista diplomatico. Questa settimana la Turchia aveva chiesto un incontro del Consiglio di sicurezza dell’Onu per discutere degli attacchi contro i turcomanni nella vicina Siria e la scorsa settimana Ankara aveva convocato l’ambasciatore russo per protestare contro il bombardamento dei loro villaggi.
Il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, aveva in programma di arrivare stasera ad Ankara per riunirsi domani con le autorità turche. Non è chiaro se la visita sarà mantenuta dopo l’accaduto.
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