di Chiara Battaglia
Tunisi (Tunisia), 27 nov. (LaPresse) – Alle 18.45 seduti dentro il cinema per l’inizio di ‘L’orchestre des aveugles’. È ‘L’orchestra dei ciechi’, film marocchino in concorso alle Journées cinématographiques de Carthage (Jcc), il festival del cinema di Cartagine che prosegue in questi giorni a Tunisi nonostante l’attentato kamikaze di martedì. L’inizio era previsto per le 18.30, ma la proiezione precedente al cinema Le Colisée sulla centrale avenue de Bourguiba è stata quella del film marocchino ‘Much loved’ censurato in Marocco, che ha registrato il pienone ed è avvenuta sotto particolarmente rigidi controlli di sicurezza, che hanno rallentato il tutto. Dunque c’è un ritardo a catena. Fra il pubblico si percepisce già preoccupazione. “Qualcuno sa quanto dura il film? Mannaggia, è lungo, 110 minuti, ce la facciamo con il coprifuoco?”. E quando finalmente la sala si riempie, il film viene presentato e si spengono le luci, visto che anziché la pellicola partono 5 minuti abbondanti di pubblicità, dal pubblico cominciano i fischi. “Il coprifuoco, il coprifuoco”, gridano gli spettatori. Ma la pubblicità va comunque avanti. E alle 20.30, anche se il film è sul più bello, la sala del cinema comincia a svuotarsi.
La vita ai tempi del coprifuoco è anche questo a Tunisi. Le vie del centro brulicano di giovani in occasione del festival del cinema e viene da dire che la cultura ha vinto sulla paura. Fra una proiezione e l’altra del pomeriggio, ieri l’avenue de Bourguiba era animata da musica dal vivo con una folla di giovani ad ascoltare e ballare. Ma dalle 21 alle 5 del mattino c’è il coprifuoco, che è stato dichiarato dal presidente Beji Caid Essebsi la sera dell’attentato contro il bus della Guardia presidenziale, così dalle 20 la vita comincia gradualmente a fermarsi. Film finito o non finito, bisogna uscire in tempo per arrivare a casa alle 21. E arrivare in tempo non è semplice, visto che dalle 20 cominciano a circolare pochissimi taxi e non pare che il servizio di bus sia stato potenziato.
Il coprifuoco viene applicato in maniera rigida. Il premier Habib Essid lo aveva assicurato all’indomani dell’attacco, subito dopo la riunione straordinaria del Consiglio dei ministri. Uniche eccezioni i casi urgenti, come emergenze mediche o lavori notturni. Che succede allora per esempio se una persona arriva in aeroporto con un volo dopo le 21? Niente taxi e chi prova ad andare a prenderla viene fermato al posto di blocco e rimandato a casa. Nonostante la reazione piena di vita che c’è stata a Tunisi, il disorientamento è palpabile in un Paese che si è trovato ad affrontare il terzo attacco terroristico di grandi dimensioni quest’anno, dopo quelli del 18 marzo al museo del Bardo e del 26 giugno sulla spiaggia di Sousse.
Ed è immaginabile che, come i cittadini, tensione abbiano anche gli agenti, che ben sanno come le forze di sicurezza siano state più volte prese di mira, nei numerosi attentati lungo il confine con l’Algeria per esempio, prima ancora che nel l’attacco di martedì in pieno centro.
Lo stato di emergenza è stato proclamato da Essebsi per 30 giorni, ma del coprifuoco non è stata ancora annunciata la durata. Da più parti, nel sentire comune raccolto da voci per strada, ci si chiede quanto effettivamente possa essere utile e si sottolinea come sarebbe necessaria, contro il terrorismo, una strategia di più ampio respiro a livello economico, contro la povertà diffusa. Un protrarsi del coprifuoco, fra l’altro, potrebbe avere una serie di conseguenze sulle attività commerciali che lavorano di sera, come bar e ristoranti. Intanto si corre via dal cinema senza sapere il finale del film, in attesa del nuovo avviso che annunci quanto durerà.
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