Belfast (Irlanda del Nord), 16 dic. (LaPresse/PA) – Le leggi sull’aborto dell’Irlanda del Nord sono incompatibili con la legislazione sui diritti umani. Questa la storica sentenza di un giudice della Corte Suprema che potrebbe aprire la strada verso un alleggerimento dell’attuale divieto per le donne di interrompere una gravidanza anche nei casi di violenza sessuale, incesto o quando vi è una diagnosi di anomalie fetali mortali.

La sentenza del giudice Justice Horner non solleva immediatamente l’attuale divieto, ma pone l’onere sull’Assemblea dell’Irlanda del Nord di adeguare la legislazione.

Il mese scorso il giudice Horner aveva stabilito che il divieto totale di aborto violava la legislazione sui diritti umani. Il mancato riconoscimento di eccezioni in determinate circostanze ledeva infatti il diritto della donna alla privacy. Nei casi di anomalie fetali mortali, il giudice ha concluso che l’impossibilità della madre di accedere di abortire costituiva una “interferenza grave con la sua autonomia personale”, mentre nei casi di violenza sessuale rappresentava un peso sproporzionato sulle vittime.

A differenza di altre parti del Regno Unito, la legge sull’aborto del 1967 non si estende in Irlanda del Nord, dove gli aborti sono illegali eccetto nei casi in cui la vita o la salute mentale della madre sia in pericolo. Chiunque decida di abortire illegalmente rischia fino all’ergastolo.

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