Tokyo (Giappone), 22 dic. (LaPresse/EFE) – Il Consiglio per lo sport del Giappone ha affidato al noto architetto Kengo Kuma il progetto per la costruzione dello stadio delle Olimpiadi estive di Tokyo 2020. Il giapponese è conosciuto per il suo interesse a recuperare l’architettura tradizionale del suo Paese e per il rifiuto delle costruzioni in cemento, privilegiando invece l’uso di materiali più naturali e antichi. E infatti nel suo progetto, che prevede uno stadio da 60mila posti a sedere da completare entro il 30 novembre 2019, la componente più utilizzata sarà il legno, materiale tradizionalmente usato nelle abitazioni del Giappone. La superficie esterna sarà composta da terrazze, ricoperte di verde con piante e alberi. “Anticamente in Giappone si costruivano grandi edifici in legno. Sebbene la dimensione ora sia molto più grande, voglio mostrare al mondo che possiamo applicare le nostre tecniche tradizionali a questo tipo di costruzioni”, ha detto Kuma, dopo avere saputo che il suo progetto è stato scelto per lo stadio di Toyko 2020.

Kuma, 61 anni, è uno degli architetti giapponesi contemporanei più noti, anche se al momento non fa ancora parte del gruppo esclusivo dei suoi sei compatrioti che hanno ottenuto il premio Pritzker, considerato il Nobel dell’architettura. Autore di numerosi musei e palazzi caratteristici in Giappone, Cina ed Europa, Kuma è stato nominato ufficiale dell’Ordine delle arti e delle lettere di Francia e ha ricevuto vari premi di architettura in patria. Fra le sue opre ci sono il centro del turismo culturale del quartiere di Asakusa a Tokyo, l’hotel Garden Terrace di Nagasaki e il municipio di Nagaoka. Dal punto di vista stilistico, in questi lavori dominano le linee rette e i tratti ispirati a costruzioni tradizionali, come le pagode.

Fuori dall’Asia ha realizzato il Victoria and Albert Museum di Dundee, nel Regno Unito, e ha vinto il concorso per progettare il teatro dell’opera di Granada, in Spagna. Quest’ultimo progetto è però congelato a causa di problemi burocratici dal 2008. Nel 2002 Kuma realizzò fuori da Pechino uno dei suoi edifici più emblematici e che meglio definiscono il suo stile, l’abitazione con sei appartamenti noto come La Grande Muraglia di bambù.

Kuma, formatosi fra Giappone e Stati Uniti, si è sempre concentrato sui materiali leggeri e locali, preferendoli alle strutture in cemento. Il legno, il vetro e anche il bambù sono elementi usati in modo ricorrente nel corso della sua carriera. Kuma pensa infatti che i materiali costituiscano l’essenza dell’architettura e uno dei dettagli riguardanti il suo progetto per lo stadio di Tokyo è che sarà rivestito di legno, come le case tradizionali giapponesi.

Altro elemento a cui Kuma dedica molta importanza è che le sue costruzioni non devono essere in contrasto con l’ambiente circostante, ma devono fondersi con esso. Per questo il suo stadio, che sorgerà in una zona verde nel centro di Tokyo, sarà ricoperto di vegetazione. Lo studio dell’architetto, a Tokyo vicino al sito che ospiterà lo stadio, impiega 152 architetti, ha uffici in Cina con 13 impiegati e un altro in Francia, dove lavorano 24 architetti.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata