Tokyo (Giappone), 6 gen. (LaPresse/EFE) – La Corea del Nord annuncia un grande passo avanti nel suo programma militare, sostenendo di aver eseguito il suo primo test di bomba nucleare a idrogeno. Tanti sono però i dubbi degli esperti a livello globale, scettici sul fatto che Pyongyang sia davvero in grado di sviluppare la complessa tecnologia. Nel caso la notizia fosse invece confermata, significherebbe che il regime del giovane leader Kim Jong Un possiede un’arma nucleare ben più potente rispetto a quelle testate in precedenza nel 2006, 2009 e 2013. Ciò aumenterebbe il timore per la sicurezza a livello internazionale.
Le autorità sudcoreane dubitano della veridicità dell’affermazione del Nord, sottolineando che la detonazione registrata alle 10 locali (le 2,30 della notte in Italia) al Centro di ricerche nucleari di Punggye-ri sia stata meno potente di quella causata dalla bomba atomica testata nello stesso luogo nel 2013. Tuttavia, alcuni esperti sottolineano che ci vorranno diversi giorni per trarre delle conclusioni. “E’ necessario fare una buona analisi e ci vorrà tempo. Per concludere se ci sia stata una esplosione termonucleare o meno, ci vorranno almeno un paio di giorni, forse fino a una settimana”, ha dichiarato all’emittente giapponese Nhk il responsabile del Centro d’indagine per l’abolizione delle armi nucleari dell’Università di Nagasaki, Tatsujiro Suzuki.
La bomba H, cioè a idrogeno o termonucleare, si differenza dalle bombe a fissione progettate in origine negli anni Quaranta perché sfrutta la fissione che si sviluppa nel nucleo più interno per scatenare la fusione a livello intermedio e poi esterno del dispositivo, moltiplicando l’effetto devastante dell’ordigno. Data la sua maggior efficienza e capacità distruttrice, si stima che tutte le armi atomiche sviluppate attualmente dai cinque Paesi dotati di arsenali nucleari e firmatari del Trattato di non proliferazione (Usa, Russia, Regno Unito, Francia e Cina) siano dispositivi di tipo termonucleare.
I dubbi principali sul test condotto oggi riguardano l’eventualità che il regime possieda dispositivi all’altezza di quelli delle maggiori potenze nucleari e se il fatto che sia in grado di miniaturizzarli tanto da poterli installare su un missile. Da anni Pyongyang rivendica progressi nello sviluppo della sua tecnologia nucleare, ma secondo molti esperti, come Jeffrey Lewis del Centro James Martin per la non proliferazione dei Monterey in California, dire che sia riuscita a costruire una bomba H “sembrerebbe un po’ esagerato”. Kim Jong-Un il 10 dicembre scorso aveva affermato che il suo Paese si era dotato di bomba H, e allora Lewis aveva scritto che fabbricare tale dispositivo “richiede una esperienza in materia di test” che al Paese manca, mentre può essere considerato “di successo” solo il test condotto nel 2013.
Una possibilità è che la Corea del Nord sia testando combustibili impiegati per la fusione – come il trizio, che potrebbe ottenere dal suo reattore di Yongbyon – per aumentare la potenza esplosiva delle sue armi. Non è la prima volta che le rivendicazioni in materia di successi di tecnologia militare suscitano dubbi. Ne nacquero, per esempio, anche sul presunto lancio di missili da un sottomarino che la Corea del Nord disse di aver realizzato nel maggio scorso e che, se vero, avrebbe aumentato in modo allarmante i successi in materia di missili. Tuttavia, per quanto gli esperti siano scettici, è difficile credere che i test missilistici e nucleari in corso da quasi due decenni non stiano dando progressi. Il messaggio di oggi appare chiaro in ogni caso: Pyongyang vuole costruire bombe nucleari sempre più potenti e per questo non si farà scrupolo nell’eseguire tutti i test che riterrà necessari.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata