"In Europa bisogna tornare a spingere su crescita e occupazione e per farlo bisogna costringere la Germania in questa direzione"

La sfida lanciata dal premier Matteo Renzi sull'austerità alla cancelliera Angela Merkel, che lo riceverà a Berlino il 29 gennaio, è "allo stesso tempo pericolosa ma anche buona". Lo spiega a LaPresse Hans Kundnani, autore di 'Europa secondo Berlino. Il paradosso della potenza tedesca', libro che ha fatto molto discutere, edito in Italia da Le Monnier, presentato oggi a Roma in un incontro al quale ha preso parte anche l'ex premier Giuliano Amato.

Secondo Kundnani, ex direttore delle ricerche del Consiglio europeo sulle relazioni estere, e attualmente associato al German Marshall Fund of the United States di Berlino, in Europa bisogna tornare a spingere su crescita e occupazione e per farlo bisogna costringere la Germania in questa direzione prima che sia troppo tardi.

 

L'INCUBO DI BISMARCK. "La potenza tedesca – spega lo studioso – ha di per sé incoraggiato la nascita di coalizioni anti-tedesche nella storia. Era l'incubo di Bismarck. In qualche modo fu una profezia che si autoavvera". La riunificazione della Germania nel 1989 e la conquista dell'unità nella seconda metà del diciannovesimo secolo, spiega, hanno messo il Paese e tutto il continente europeo nella stessa situazione. Il che è molto pericoloso, considerando com'è finita la prima volta, con la prima guerra mondiale.

 

"LA GERMANIA NON E' ABBASTANZA FORTE". Oggi non ci sono più coalizioni geopolitiche contro la Germania, prosegue, ma si affaccia l'idea di coalizioni anti-tedesche sul piano economico. "La lezione della storia – dice – è che la Germania non è abbastanza forte per essere la potenza egemone in Europa. Anzi, il problema è proprio questo: è percepita come potenza egemone ma non ha i mezzi per fare quello che tutti si aspettano che faccia".

 

"SFIDA RENZI RISCHIOSA MA MEGLIO DELL'ALTERNATIVA". Renzi, dice, "è un politico smart" ed è un bene se si mette alla guida di una coalizione anti-austerità. Il rischio, spiega, è che "questo potrebbe spingere la Germania a un maggiore euroscetticismo". Ma comunque "questa sfida potrebbe essere meglio dell'alternativa: meglio che faccia lui questa operazione – dice Kundnani – che l'equivalente italiano di Syriza. La mia paura è che il fronte nazionale di Le Pen potrebbe diventare davvero forte in francia".

 

"SERVE SFIDA ANTI-AUSTERITA' PRIMA CHE ESPLODA EUROSCETTICISMO". "Io – sottolinea – non sto lanciando nessun appello per una coalizione antitedesca. Ma Italia e Francia dovrebbero guidare una coalizione anti-austerità. E dovrebbero farlo ora, con gli attuali leader di centro, favorevoli all'Europa, prima che lo facciano forze euroscettiche". Il che, è il suo ragionamento, sarebbe molto più pericoloso.

 

"DEBOLEZZA FRANCIA? CONSEGUENZA DELLA FORZA TEDESCA". "Molti – prosegue – nel Regno Unito e negli Usa sostengono che la Germania non capisca la macroeconomia, che la sua idea di mettere i conti davanti a tutto rappresenti il problema principale. Io dico che c'è qualcosa in più, un problema più profondo e strutturale: la Germania è al centro dell'Europa e non capisce le conseguenze delle proprie politiche sui vicini. Il suo surplus commerciale sulla Francia rappresenta un problema. Loro pensano che sia una simbolo di forza, e invitano i francesi a seguire il proprio modello. Ma la debolezza della Francia è una conseguenza proprio della forza tedesca. Faticano a rendersi conto di questo".

 

"CON CRISI RIFUGIATI SI SONO INVERTITI I RUOLI: ORA GERMANIA CHIEDE AIUTO". "Quello che mi colpisce – aggiunge – è che nella crisi dell'euro e in quella dei rifugiati sia stata usata la stessa parola chiave, 'solidarietà', ma la dinamica si è invertita. Nella crisi dell'euro, molti hanno chiesto la solidarietà della Germania. In quella dei migranti è stata la Germania a chiedere aiuto agli altri Paesi europei, a invitarli a impegnarsi di più. Dal momento che il ruolo si è invertito, la Germania sa ora cosa vuole dire chiedere solidarietà. Spero che ne tragga insegnamento e che ci sia uno scambio in Europa sulle responsabilità che spettano a ciascuno, su cosa è legittimo aspettarsi reciprocamente. Queste due crisi vanno risolte insieme".

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